L'infanzia di un capo e il senso della politica nelle nuove generazioni

Anche se i capelli grigi pretenderebbero di sapere perché ci si debba occupare di un acerbo politico di 27 anni, elevato nel 2019 allo scranno consiliare non proprio da uno tsunami di consensi (147 voti), vale tuttavia la pena fare la conoscenza del consigliere, che siede nell’aula di palazzo Scacchetti come seconda voce del gruppo Lega per Salvini premier, la prima essendo quella di una capogruppo della quale non è difficile tuttavia prevedere un prossimo scavalcamento da parte del giovane, ambizioso salviniano. Vale la pena, perché nel giovane in questione si riassume tutto quanto il senso della politica dell’oggi, considerata sia dall’angolo di visuale della formazione della cosiddetta classe dirigente che come pratica svilita e appiattita sul qui e ora, priva non diciamo di capacità di analisi, lungimiranza, competenze e cultura, ma anche solo di ricordi. Per la verità, un ricordo, o quanto meno un’opinione in ambito storico, il nostro leader nascente ce l’ha, forse l’unica: la granitica certezza che il 25 Aprile non costituisca una festa nazionale, essendo all’origine, a suo parere, non tanto delle istituzioni repubblicane e dei valori usciti dall’esperienza del più sanguinoso conflitto della storia. No, il 25 Aprile è per lui un fattore divisivo, il simbolo di un perdurante clima da guerra civile, nel quale vinti e vincitori si equivalgono non tanto sul piano della pietas, il che sarebbe anche comprensibile, ma proprio su quello delle cause, per cui l’una, quella dei fascisti alleati con i Tedeschi occupanti equivarrebbe e sarebbe speculare all’altra, delle brigate partigiane che concorsero alla liberazione del Paese. Si prese per questo, fuori da tanti giri di parole, del “ fascista”, il ragazzo, da un navigato esponente della destra moderata e liberale cittadina. Non ebbe però reazioni e non fece una piega. La definizione, tutto sommato, gli forniva almeno uno straccio di identità, una qualche forma di profilo storico e culturale: in sostanza, una parvenza di senso che è quello che, disperatamente, manca oggi in politica e non solo alle nuove generazioni.

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