Colpo di frutta, Il racconto

Era stata una giornata perfetta, quella trascorsa in provincia di Parma, tra grandi alberi e delizie gastronomiche: ero finalmente riuscito a farmi un bel piatto dell’agognato Tortel dols di Colorno, ripieno di mostarda di frutti antichi e, una volta in collina, avevo infilato una serie di patriarchi da frutto senza precedenti, tra peri e mandorli plurisecolari. “Se vuoi mettere la ciliegina sulla torta – mi aveva detto il signor Nelson, proprietario di uno dei più grandi e vetusti peri della regione, dopo avermi aperto le porte del suo piccolo paradiso – dammi retta: vai a vedere l’Ulivo di Tabiano, vedrai che spettacolo”. Avevo sentito parlare di questo ulivo, ma nella foto a mia disposizione, francamente, non sembrava niente di speciale. L’irresistibile tepore del sole autunnale che ancora splendeva in cielo e indorava le dolcissime colline di Noceto, però, mi ha convinto a prolungare la mia visita, con la speranza di aggiungere un’ultima perla alla mia già memorabile carrellata di patriarchi. Dopo una decina di chilometri e un egual numero di stop per chiedere lumi ai residenti (ognuno dei quali mi diceva “è un po’ più avanti”), il leggendario ulivo appare finalmente alla  mia sinistra, sul declivio di una collinetta, nel podere di una casa colonica.  

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