Tutti i modi per ridurre uso e consumo di bottiglie in plastica

Ridurre il consumo di bottigliette di plastica usate per l’acqua minerale: è questa l’azione più comune intrapresa dai Carpigiani che abbiamo intervistato in piazza Martiri in un giorno di mercato per capire cosa facciano di concreto contro l’emergenza della plastica monouso, oltre alla raccolta differenziata che viene data per assodata da tutti gli interpellati. Sembra una cosa da poco? Non lo è, innanzitutto perché da qualche parte bisogna pur cominciare e poi perché l’Italia detiene il record europeo di consumo più alto di acqua in bottiglia (le stime parlano di 206 litri a testa nel 2018). Come sappiamo, le bottigliette di plastica sono fatte di PET, cioè una resina termoplastica che si ottiene utilizzando combustili fossili come il petrolio e la cui eliminazione non è esente da effetti collaterali: questa resina infatti, se viene messa in discarica, ha bisogno di almeno 500 anni per degradarsi; se la si brucia con termovalorizzatori e inceneritori, libera in aria tossine dannose per la salute, come la diossina; se la si interra, inquina le falde acquifere. Troppe bottigliette si disperdono nell’ambiente, andando a finire sulle strade, nei giardini, nei mari: se continuiamo in questo modo nel 2050 avremo più plastica che pesci, tanto che persino i capodogli spiaggiati per averne ingerito addirittura dei chili saranno soltanto un ricordo. Meno se ne usa e meglio è.

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