Requiem, di Patrizia Valduga

Un'altra luce illumina la poesia di Patrizia Valduga, diversa da quella erotica delle CENTO QUARTINE; sempre di grande amore si tratta, quello filiale, associato a un dolore incommensurabile e inconsolabile per la perdita del padre; Amore e Morte ben noti a poeti, filosofi e psicanalisti.
È stato detto di lei: " ...donna singolare, funebre, passionale, che ha fatto irruzione nella poesia italiana come una creatura aliena e insieme come una figlia in lutto sempre attesa..."
Bella, lunghe gambe, l ho vista con scarpe rosse e grandi cappelli, vestita di nero, emana fascino antico. Spontanea e vivace, sincera, un vero personaggio, molto osservata molto criticata.
Poeti e scrittori dovrebbero, perlomeno nel mio desiderio, leggere sempre a viva voce le loro opere. Non tutti lo fanno.  Valduga è sfrontata ma anche pudìca, si imbarazza ma poi è prodigiosa nell' esternare a memoria ciò che ha composto lei  e  non solo.
Ha voce suadente, al primo impatto strana cadenza, quasi leziosa ma, se entri in sintonia, diventi serpente incantato che tende l' orecchio alla musica.
REQUIEM è stato pubblicato per la prima volta nel 1994 e  ha continuato a essere scritto con endecasillabi aggiunti ogni anno, in ricorrenza della data di morte del padre,  certamente fino al 2001, dieci anni dopo.

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