Pierluigi Cappello: corpo fragile, pensiero potente, Angolo di poesia

«Ognuno di noi ha il suo porto sepolto dentro di sé: quando io sprofondo nel mio, le prime parole che mi vengono incontro sono quelle della mia infanzia sul colle e sono la parola “ombra” , la parola “acqua”, la parola “pietra”, la parola “muschio”, la parola “nuvola”, la parola “fatica”, la parola “silenzio”. Con le parole, pian piano, affiorano i luoghi e i volti e mi viene incontro mia madre, che mi prende per mano e mi porta a cogliere i bucaneve lungo le rive gelate del torrente a febbraio (...) e siamo di nuovo uniti e rinnovati, custoditi dal silenzio, la parola che preferisco. E anche se so che il silenzio si declina in molte forme, quello che io amo è la cripta d’amore che custodisce e rinnova, dove si scende piano piano, con deferenza, a piedi scalzi». (da «Questa Libertà” Rizzoli, 2013, prima edizione). Pierluigi Cappello (nella foto), amato e celebrato da lettori, amici, cultori della sua parola esatta e doppia, italiana e friulana che hanno letto i suoi scritti negli angoli delle piazze, sui terrazzi e alle finestre affacciate in strada quan- do, il primo ottobre 2017, faticosamente moriva a 50 anni.

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