Ligabue e Merini l'inferno dentro, Angolo di poesia

Ragàs! Che gusto che soddisfazione essere al cinema, dopo tanti mesi di “chiuso per virus”, a vedere un film magnifico come quello sulla vita di Antonio Ligabue e sentire il mio dialetto! E ridere prima degli altri che stanno leggendo ancora i sottotitoli! “Volevo nascondermi” del regista bolognese Giorgio Diritti è davvero un gran film, non solo per l’Orso d’argento vinto da Elio Germano, bravo fino all’inverosimile ( ...ma l’avrà imparato davvero così bene il nostro dialetto...o qualcuno lo ha doppiato?), ma anche per una direzione della fotografia stupenda per cui la mia Bassa mi pareva ancora più suggestiva di quanto già non ne fossi convinta di mio. “Mè, a sun un artésta!” gridava Ligabue la sua necessità e grande capacità di esprimere quell’inferno che aveva dentro fin da piccolo; ma in molti a Gualtieri deridevano i suoi animali surreali dai colori violenti: “Mah...al pèer un gàt!”. Poi il destino ha preso un’altra piega, mentre per Van Gogh, cui spesso è stato confrontato, è purtroppo andata sempre male. Era cominciata male anche per Alda Merini; varie vicende la accomunano a Ligabue: la degenza in ospedale psichiatrico, la risorsa dell’espressione artistica, pittura lui poesia lei. Alda scriveva sui tovaglioli delle osterie dei Navigli:

A me piacciono gli anfratti bui delle osterie dormienti
dove la gente culmina nell’eccesso del canto
A me piacciono le cose bestemmiate e leggère
E i calici di vino profondi
Dove la mente esulta
Livello di magico pensiero

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