L'Albania in aiuto con i versi di Hajdari

Forse non tutti i Paesi d’Europa pensano che di fronte al virus che fa strage e confina in casa siamo “tutti sulla stessa barca” ; alcuni considerano la loro più solida e non sono molto ben disposti a seguire le leggi del mare che impongono l’obbligo del salvataggio di chiunque sia caduto in acqua. Per questo è stato davvero commovente e inaspettato il discorso del Presidente albanese Edi Rama “ ...noi non siamo ricchi ma non siamo privi di memoria” e neanche noi ce li ricordiamo bene, vero? i barconi stracarichi di Albanesi piccoli e grandi che parlavano un pochino di Italiano imparato in televisione e che approdavano clandestinamente sulle spiagge di Puglia. Erano i primi anni Novanta. “...E non lasciamo mai da solo un amico in difficoltà” e ci hanno inviato infermieri e medici, nei limiti delle loro possibilità e spontaneamente. C’è un poeta e traduttore albanese che mi emoziona e commuove allo stesso modo, Gezim Hajdari, nato nel 1957, naturalizzato italiano (nella foto). Del suo esilio, del sentimento di solitudine, della doppia anima e patria, di queste lingue che gli si intrecciano dentro, ci parlava un mattino di settembre ancora caldo al Festivaletteratura di Mantova, in un chiostro silenzioso e fresco. Occhi neri come carboni, piccolo di statura, barba nera e voce bassa calma e profonda, ci ha offerto questa sua poesia 

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€ Abbonati