Il cibo non scarseggia a queste latitudini e sulle nostre tavole il problema, semmai, è non sprecarlo e impiegarlo al meglio.
Trasmissioni tivù, social e pubblicazioni varie, corsi di cucina, locale ed etnica, insegnano come cucinare sostituendosi alle istruzioni di nonne, mamme e zie di casa.
Ora poi... Che questo regno è divenuto pure palcoscenico per chef, cuochi uomini che si dilettano dell'antica arte, un tempo tipicamente femminile, quando, però, mettere a tavola la famiglia e pure numerosa con poco o niente era impresa ardua.
Giovanni Pascoli di certo lo sapeva e oggi qui lo propongo in questa luce: il poeta cuoco, che, oltre alla natura, alle piccole cose, alla tristezza e al dolore per i lutti*, descrive, con la sua musicalità inconfondibile, il profumo del pane, quello di Romagna, ovvero la piada, impastata dalla amata sorella Maria ovvero Mariù e da lui cotta sulla piastra rovente.
*segnalo. al riguardo, "X Agosto”, poesia fra le più famose di Giovanni Pascoli, nella versione musicata da Gian Maria Testa, ottimo cantautore morto qualche anno fa