1905. Giovanni Pascoli ha superato gli anni più bui dopo la morte violenta del padre, ha già pubblicato molte opere, è diventato professore universitario, intrattiene rapporti e contatti con poeti, giornalisti, persone di cultura. Fra questi c'è Augusto Guido Bianchi, cronista milanese del Corriere della Sera, con cui mantiene un lungo carteggio. Una sera, Bianchi lo invita a cena chè in tavola ci sarà il risotto alla milanese, specialità della moglie. Giallo di zafferano parve al Pascoli "una preparazione alchimistica" però gli piacque e chiese la ricetta all' amico. Bianchi, un po' per celia e un po' per amichevole sfottò...la ricetta / in rima / gli mandò: " ...quando il burro rosseggia, allor vi poni il riso crudo/quanto ne vorrai/...diluire di zafferano tu farai/...il brodo graduare ben saprai...". Pascoli, poeta e professore si gode a "fargli la punta" e risponde: «Amico!! Ho letto il tuo risotto in "ai"... è buono assai! Soltanto un po'...futuro con quei tuoi farai vorrai saprai! Questo del mio paese è più sicuro perché presente!».