Dolci consolazioni da lockdown, Angolo di poesia

Ebbene sì, ci è mancato tanto di stare a tavola, in pizzeria, in trattoria, a dividere cibo e brindisi con gli amici cari e abbiamo trangugiato a fatica la storia dei congiunti fino al sesto grado, talora sconosciuti che nemmeno alle cresime e ai matrimoni li ritroviamo. Come diceva Plutarco, noi mediterranei non ci sediamo a tavola per mangiare, ma per mangiare insieme; vale anche oggi! Da “cum panis” deriva “compagno” con cui dividi la pagnotta; in Veneto il fornaio è il Pistor come a Roma duemila anni fa. Furono gli schiavi greci i primi Pistores, a insegnare a quei rustici dei Romani come fare il pane di frumento, confezionarlo all’olio, al rosmarino, al latte, ai capperi, con apocalittico scandalo di Catone che rimpiangeva l ‘antica Puls degli avi, una pappa purea di cereali e detestava quei bizzarri pani dalle fogge strane, a fungo, a bastoncino, a treccia, a cornetto, pressappoco come oggi... perché sintomo di decadenza morale... Pare, però, che in molti non abbiamo mangiato di meno, in questi mesi di “fermi tutti”, anzi sono passate sui nostri smartphone vignette di ogni tipo che prevedevano cambi di taglia, aumento del girovita, battute fra moglie e marito tipo “ Caraaaa!! È stata la lavatrice a restringere i boxer?” “No. Il frigo”.

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