Ana Blandiana e le poche parole della poesia, Angolo di poesia aprile 2021

 

«Credo di avere avuto cinque o sei anni quando vidi per la prima volta una poesia a stampa. Avevo a malapena imparato a leggere e avevo ricevuto in dono un libro di poesie per bambini, ma, prima ancora di cominciare a sillabare i versi, ancora me lo ricordo, rimasi colpita dall’esiguo numero delle parole che li formavano. A fronte dei grossi tomi del babbo, con le pagine tutte fitte di lettere, il mio libro sembrava proprio misero [...] quando chiesi come mai...tagliarono corto «Così è la poesia !». Del resto, questa sorprendente scoperta fu anche all origine dei miei primi versi». Infatti la bimba, qualche anno dopo, in seconda elementare, nell’ora di composizione, chiese alla maestra quante pagine avrebbe dovuto scrivere se fossero state in versi...E quella rispose a sorpresa che avrebbe potuto essere anche una soltanto... «Così – dice Ana Blandiana – è cominciata per me la comprensione dello strano rapporto tra parole e poesia [...] in un mondo in cui si parla e si scrive così tanto, l’ideale diventa esprimere poco, suggerire molto. La poesia non è una successione di vicende, ma di visioni».
 

Un tempo gli alberi avevano occhi

Un tempo gli alberi avevano occhi,

posso giurarlo,

so di certo che vedevo quando ero albero,

ricordo che mi stupivano

le strane ali degli uccelli

che mi sfrecciavano davanti,

ma se gli uccelli sospettassero

i miei occhi,

questo non lo ricordo più.

Invano ora cerco gli occhi degli alberi.

Forse non li vedo

perché albero non sono più,

o forse sono scivolati lungo le radici

nella terra,

o forse,

chissà,

solo a me m’era parso

e gli alberi sono ciechi da sempre...

Ma allora perché

quando mi avvicino

sento che

mi seguono con gli sguardi,

in un modo che conosco,

perché, quando stormiscono e occhieggiano

con le loro mille palpebre,

ho voglia di gridare -

Cosa avete visto?...

 

Timisoara, 1942. Nasce Otilia Valeria Coman, i genitori provenivano da un villaggio in Transilvania, Blandiana, e la bimba che diventa presto poeta e scrittrice prende il nome di Ana Blandiana. Attualmente è la più famosa autrice rumena, espressione di una esplosione lirica degli Anni Sessanta, insieme ad altre voci che si sono levate contro la dittatura del realismo socialista. La sua fama, accompagnata dalla rilevanza del suo impegno civile sia prima che dopo la caduta del regime di Ceausescu, si è costruita negli anni attraverso una serie di volumi di versi e prosa fantastica. Tradotta in una dozzina di lingue, una edizione italiana molto diffusa è quella di Donzelli 2004 a cura di Biancamaria Frabotta e Bruno Mazzoni, col titolo della poesia di cui sopra e un saggio della stessa Blandiana. Da questo libro traggo alcune poesie che vi propongo, dopo avere avuto la fortuna di sentirle lette nella dolce musica della lingua originale, che ci sembra quasi di capirla, che insomma un poco le nostre lingue sembrano somiglianti...ma se leggiamo il commento della traduttrice...saremo sempre grati a chi si avventura in questa difficile arte!

Racconto

Avanzo con cura, lentamente

lungo un sentiero

che traccio io stessa

passo dopo passo:

per poter tornare,

lascio cadere dietro di me

briciole di lettere e parole.

Sono partita da tanto,

ho terminato

le poche sillabe che m’ero portata

al sacco per provvista.

Per fortuna, ho scoperto

che tutto

può essere trasformato in parole

e ho continuato ad andare avanti

spandendo

le parole in cui mi disfo

come si disfa un vecchio pullover

in grumi di lana infeltrita dal troppo uso...

 

Il Sospetto

È libero il fiore

di cui con precisione

si è deciso

quando sboccerà

e quando appassirà,

la fragranza che

dovrà espandere

e il colore di cui dovrà splendere?

Lui dice di sì.

E i petali dicono sì, uno ad uno,

e gli stami, e le bave di polline,

e le foglie, e il calice sottile e fragiledella corolla. Sì.

Ma allora cos’è la libertà? chiedo

impacciata sospettando la risposta.

Che domanda! si meraviglia

l’angelo in un batter di petali.