I numeri negativi di Renzi nel tempo della Brexit

L’uscita della Gran Bretagna dalla Unione europea non diverrà effettiva prima di due anni – questi i tempi tecnici previsti dal Trattato di Lisbona – la sterlina si deprezzerà e  i mercati finanziari attraverseranno le montagne russe per poi stabilizzarsi. Si può ritenere invece che il quadro macroeconomico europeo (già riflessivo) subirà una decelerazione per i prossimi due tre anni, secondo le previsioni della Ue, con effetti negativi  sulla crescita compresi tra lo 0,5 e l’1 per cento del Pil. Il Governo ad aprile ha presentato l’aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def) relativo anche alle previsioni economiche e finanziarie formulate  alla fine del 2015, dalle quali risulta che la pressione fiscale  è salita dal 48,2 per cento al 48,7 del Pil che è  cresciuto dello  0,8 per cento nel 2015  ed è stimato in aumento dell’1,1 per cento per il 2016, la metà della media dei Paesi della Ue. Il debito pubblico è aumentato dal 2014 a oggi di cento miliardi circa, da 2 mila 134 a 2 mila 231 e, al riguardo, la Commissione Ue ha espresso forte preoccupazione per l’incremento sia del deficit che del debito pubblico del Paese. Circa l’attendibilità dei dati rappresentati dal Governo, l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) aveva già espresso ampie riserve  nel 2015, ritenendo che le stime contenute nel Def sul contributo che verrà dato alla crescita da consumi e investimenti e dalle componenti della domanda interna fossero particolarmente ottimistiche.

Vanno inoltre segnalati i rischi al ribasso cui sono soggette le previsioni sul Pil, in particolare per il 2016 e il 2017. Secondo l’Upb  occorre considerare le incertezze che derivano “…dalle variabili esogene internazionali, come ha sottolineato  anche il Fondo monetario internazionale nel World Economic Outlook”. Il quadro economico che ne risulta, anche in termini di prospettiva, non può che essere valutato con preoccupazione, considerato che gli interventi  economico-finanziari più  rilevanti operati dal Governo (discutibili nel merito) non hanno raggiunto  gli obiettivi perseguiti. Il periodo 2014- 2017 (giugno su giugno) è caratterizzato da  politiche economiche volte a stimolare i consumi per favorire la crescita (gli 80 euro…) con l’impiego di 30 miliardi oltre ad  aumentare la flessibilità del mercato del lavoro con il Jobs Act  e la modifica dell’articolo 18, per favorire le assunzioni.

 

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