Cara amica

Cara amica, mi devo congratulare con te per aver saputo rinnovare e rinvigorire la tua immagine, creandoti una nuova fetta di likers. Hai saputo capire che forse certi inevitabili cedimenti avrebbero potuto compromettere la tua fama di bella faiga: i social sono sempre stati il tuo regno, la culla del tuo ego pompato esattamente come i tuoi zigomi (che ti invidio un po’, eh), il trampolino per una visibilità faticosamente conquistata a colpi di foto strategiche (dove non arrivano le citazioni retoriche arriva un occhio ammiccante). 

Prima: al solo sentir nominare calcio di punizione, palo, fuorigioco, cartellino rosso, panchina, spogliatoio, dopopartita, nelle giornate buone restavi immota al fianco del tuo cavaliere, sfoderando la tua migliore espressione da Monna Lisa (hic sunt leones), perché il tuo cavaliere non doveva sapere che piuttosto che sorbirti anche solo un quarto d’ora di dissertazioni e dibattiti sul mondo del calcio avresti preferito portare la vecchia zia ricca dalla callista; nelle giornate meno buone, invece (o se il cavaliere ormai era consolidato e non dovevi attuare le tue manovre di accerchiamento della preda) con gesti plateali, sbuffando come una locomotiva, uscivi di casa con l’unico intento di prosciugargli la carta di credito GOLD. 

E adesso?

Adesso, amica, non passa giorno senza che tu posti un commento qualsiasi su allenatori che vanno, allenatori che vengono, polemiche (volete capirlo che tirando le uova sul SUV del Presidentone non è che il Carpi vinca ehhhh??), insulti, telecronaca minuto per minuto della partita, rigorosamente vista dalla tribuna d’onore dello stadio, con berrettino e sciarpa bianchi e rossi d’ordinanza, tenuta da tifosa finta scafata in verità gadgettatissima. 

Adesso fioccano i selfie con amiche altrettanto indiavolate e rapaci (ma sempre un pelo meno faighe di te, perché anche in gradinata bisogna spiccare), o con i figli/nipoti/figli di conoscenti prestati in cambio di una manicure professionale perché fa tanto tenero portare allo stadio il cucciolo, cene ad hoc per festeggiare vittorie, pareggi o per consolarsi dalle sconfitte subite, bastardo l’avversario e cornuto l’arbitro.

Adesso è tutto un rincorrersi di appostamenti a Borriello al Blu Hotel, al bar dove sovente fa colazione, alla palestra dove dicono si alleni i quadricipiti compatti e muscolosi che quanto vorrei venire presa dalla morsa di quegli adduttori; adesso è tutto un gareggiare su chi è la più brava a immortalarlo nell’atto di addentare una brioche mentre tu in primo piano assumi l’espressione arrapata con bocca a paperella..

Adesso, durante le varie occasioni mondane, è il tuo cavaliere a restare in un angolo, incredulo di fronte a tanta grinta e tanto vigore nell’affrontare argomenti che fino a due anni fa ti erano, se non ostici, quantomeno sconosciuti, e rimpiange i bei tempi andati, quando tu non campanavi una mazza di sport e manco te ne fregava, quando lui aveva due magnifiche ore di stacco dall’impegnativa (se anche divertente ehhh) vita con te, quando il Carpi giocava in casa e soprattutto quando il Carpi non se lo inculava nessuno.

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