Elisabetta Giocolano nella città a tre chilometri dal reattore di Chernobyl

A Prypjat per capire cosa significa distruggere

Dopo 27 anni di viaggi per lavoro e per passione, trovare una meta che incuriosisca ancora non è una cosa facile, ma Prypjat è tutta un’altra storia. La città venne costruita a partire dal 4 febbraio 1970 per ospitare i lavoratori e i costruttori della limitrofa centrale nucleare di Chernobyl a soli 3 chilometri di distanza: era all’avanguardia con tanto di cinema, bowling, piscina olimpionica, scuole, palestre, ecc., poi però il 26 aprile 1986 in seguito all’incidente nucleare i 50 mila abitanti vennero fatti evacuare in sole quattro ore. Elisabetta Giocolano, personal travel designer per l’agenzia viaggi “Dreamsteam”, è fra i molti che si sono appassionati alla miniserie tv (di produzione statunitense e britannica in cinque puntate andate in onda nel giugno scorso) sul disastro nucleare di Chernobyl, tanto da decidere di visitare quei luoghi. E così a fine settembre ha preso un volo per Kiev e ha raggiunto Pripyat dove è rimasta per un paio di giorni.

 

Come si presenta oggi la città ucraina?

«È un paese cristallizzato, è come se si fosse fermato il tempo. La natura ha preso possesso del paese, l’ha fagocitato e, non essendoci cibo, non ci sono nemmeno animali, niente topi, giusto qualche uccellino e qualche cane… I cani furono i primi a essere abbattuti. Non ci sono più strade e le case sono state demolite e sommerse da collinette di terra. C’è un silenzio incredibile. In alcune zone sono tornate a vivere delle persone, soprattutto anziani che stanno morendo di vecchiaia» 

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