Per la pianura padana un futuro come il Gobi o il Gran Bacino tra Messico e Usa?

Un nuovo deserto sotto il 45esimo parallelo

di Vanel Salati (Ekoclub Carpi)

Da più di mezzo secolo, siamo concretamente impegnati nel gettare le basi per la creazione di un nuovo deserto. All’inizio ci è costata tanta fatica e sudore, ora invece abbiamo a disposizione mezzi meccanici potentissimi che ci consentono di modificare il territorio, stando comodamente seduti, ascoltando  musica in aria condizionata. Esistono già i deserti, del Gran Bacino tra Messico e Stati Uniti del sud, del Gobi tra Mongolia e Cina: noi ci prodighiamo per creare quello Padano, attraversato dal 45esimo parallelo come gli altri due. Sono deserti freddi, con temperature che vanno dai meno 40 ai più 50 gradi centigradi. Consapevoli del surriscaldamento globale, in Kenia metteranno a dimora 20 milioni di piante. In Brasile il progetto prevede di riforestare un’area di 28 mila ettari  con 73 milioni di piante. Dal 2018 il Pakistan assume disoccupati per mettere a dimora 10 miliardi di piante. Il progetto più ambizioso è quello della grande muraglia verde nel Sahel che coinvolge 20 paesi africani uniti nel creare una barriera lunga 8 mila chilometri, larga 15,nel tentativo di fermare l’espansione del Sahara. Dal 1978 la Cina è impegnata nella costruzione di una nuova muraglia per una lunghezza di 4 mila 500 chilometri, stavolta di piante e arbusti nel tentativo di fermare il deserto che avanza. Deserto creato in parte dalle popolazioni con secoli di disboscamenti  e agricolture irresponsabili. E noi, pianura padana, luogo già più inquinato d’Europa e tra i primi nel mondo, siamo consapevoli che ogni nostra azione sul territorio condizionerà seriamente il futuro in termini ambientali? Pare proprio di no. Noi abbiamo il progetto della Regione Emilia Romagna che vista la scarsa propensione al verde dei Comuni, punta al coinvolgimento dei cittadini, mettendo a disposizione gratuitamente 4 milioni 500 mila piante o arbusti in tre anni. Si tratta di piantine da vivaio mediamente alte 60/70 centimetri, quindi ci vorranno 15/ 20 anni per averne qualche beneficio e forse sarà tardi.  Mentre lo spopolamento dell’Appennino e il conseguente abbandono della ruralità del territorio montano e collinare sta creando una notevole riduzione dei prati a favore di un aumento di aree  inselvatichite dove spadroneggiano rosa canina e rovo, in pianura i nuovi sistemi di agricoltura come le monoculture intensive, stanno creando il deserto. 

 

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