Compirà 800 anni nel 2021 la Torre della Sagra che vigila sulla città

Umile e silente svetta sui secoli di Carpi

Dalla delibera del Consiglio comunale di Carpi del 3 novembre 1868, che approvava il restauro della cosiddetta Torre Maggiore, meglio conosciuta come Torre della Sagra, scaturì una memoria manoscritta indirizzata all’allora Sindaco di Carpi, Olinto Mazzoni, estesa al responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, Francesco Tapparelli e firmata da due soci della Deputazione di Storia Patria carpense, Luigi Franciosi e Augusto Meloni- Caroli che permise all’epoca e consente anche oggi di inquadrare storicamente e architettonicamente questo importante monumento simbolo della città. La Torre, conosciuta anche come “torre campanaria”, si eleva sul lato meridionale della chiesa della Sagra e venne costruita in laterizio, con inserti in marmo nella parte alta ad uso ornamentale, raggiungendo la notevole altezza di 49,54 metri. Intorno alla sua origine non si hanno molte notizie. Risulta già esistente in un rogito del 1344 del notaio Zanoni conservato nel nostro Archivio Notarile, ma l’inizio della sua costruzione viene fatto risalire dallo storico ed erudito don Paolo Guaitoli all’anno 1217, quando incepta fuit turris ecclesie majoris Carpi (frase che lui riprese dalle memorie scritte nel 1380 dal notaio Ingramo Bratti). Il Guaitoli assegna anche la data del 1221 al suo completamento, con l’indicazione che però le sue fondamenta dovevano essere già state gettate almeno cinque secoli prima, cioè contestualmente alla costruzione della Chiesa della Sagra sotto il regno del re longobardo Astolfo. E l’attribuzione ai primi decenni del Duecento viene confermata da Alfonso Garuti e Dante Colli (“Carpi, guida storico artistica”, 1990) in virtù di alcune somiglianze con parti ornamentali risalenti a quel secolo che si ritrovano nel Duomo di Modena, opera delle maestranze “campionesi”, originarie cioè di Campione d’Italia e delle terre comprese fra i laghi di Como e di Lugano. Non si conosce però chi ne sia stato l’architetto, né d’ordine o a spese di chi sia stata costruita. Si può ragionevolmente presumere tuttavia che l’opera sia stata commissionata dalle autorità pubbliche di Carpi, cioè dalla municipalità, anche se risulta che i principi Marsiglio e Giberto Pio esercitarono su di essa atti di proprietà nel 1383, quando convennero fra loro di dotare la Torre di due custodi di vedetta, uno ciascuno. Il che conferma un altro assunto di Garuti e Colli, e cioè che la costruzione avesse anche scopi militari, come confermano “...le poche finestre, le piccole aperture disposte a intervalli irregolari (che) servono per illuminare in modo parco le rampe scalarie interne”. Soltanto nei due ultimi piani, riportano sempre i due studiosi, “...le murature della Torre si aprono su tutti i lati, con grandi finestre a bifora formate da doppie colonnine di marmo dai capitelli a svaso, ornate all’esterno, nell’attacco delle doppie ghiere degli archi a tutto sesto da mensole in macigno scolpite con teste bestiarie di efficace realismo”.

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€
Abbonati