Nel trentesimo della caduta il ricordo di uno strano viaggio nella Ddr

Il Muro che vedemmo dalla parte sbagliata

Protagonista un quartetto con Gianfranco Imbeni, Giulio Beltrami e un Assessore

La vedemmo profilarsi con contorni appena percepibili in una notte in cui la luce gialla dei riflettori che rischiaravano la linea fortificata del confine sembrava avvinghiarsi alla più gelida delle coltri nebbiose. Ci apparve così, la porta di Brandeburgo, vista da Berlino Est, dal di là del Muro, in quella tarda serata del dicembre 1982. Definire deserto lo spiazzo tutt’intorno alla Porta che divideva l’Unter del Linden dalla Karl Liebnechtstrasse è poco. Più che in un luogo cruciale della storia del Novecento ci pareve di essere finiti in un vuoto assoluto. Non un’anima, non un rumore, nessun segnale di vita: giusto quella diffusa luce gialla che rendeva spettrale l’atmosfera. Quattro turisti di Carpi arrivati fin lì, forse a cercare proprio quello, attraversando la Germania Est: mica facile in quell’anno, anche se un poco più facile di dieci anni prima. Fu inevitabile estrarre la macchina fotografica e scattare qualche foto. Ed ecco che da quel muro giallo di nebbia, preceduta da uno stridore di gomme sull’asfalto, ci si para di fronte all’improvviso, sbucata chissà da dove, un’auto della Polizei. Scendono in due, grandi e grossi: uno ci chiede i documenti e l’altro non impiega un attimo a strapparci di mano la macchina fotografca e a estrarre e far prender luce al rullino, quasi divertito. Nessuna spiegazione alle nostre proteste: Gianfranco Imbeni, che sapeva il tedesco, continuava a ripetere che eravamo solo dei turisti curiosi quanto innocui, cercando di ingentilire la difficile conversazione con citazioni da Goethe e Schiller che lasciarono del tutto indifferenti quei due poliziotti di marmo. Documenti restituiti, invito a smammare alla svelta da quel posto e rullino alla malora. Addio immagini di quella nostra strana avventura dietro il Muro della Ddr. Se ne salverà solo una della Porta, questa volta scattata prudentemente di giorno; un’altra con Imbeni e Giulio Beltrami davanti alle rovine dell’ultima guerra nell’isola dei Musei, di là dalla Sprea; e una terza, con Imbeni sull’altare di Pergamo. 

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