Calcio

Stanzani vuole sbloccarsi: ''Ho faticato un po' fisicamente, ora sto bene e voglio aiutare la squadra''

L'attaccante del Carpi verso la trasferta di domenica sul campo della Pianese

Con le sue 134 presenze in Serie C corredate da 21 gol e 16 assist, Leonardo Stanzani è stato uno dei colpi più importanti del mercato estivo del Carpi. L’attaccante bolognese, partito titolare ad inizio stagione, non è però ancora riuscito a lasciare il proprio timbro su questa squadra, scendendo in campo 7 volte (di cui 2 da titolare) in 8 giornate ma senza ancora trovare la via del gol. 

«Sono stati due mesi intensi soprattutto dal punto di vista fisico. Ho trovato una metodologia di allenamento un po’ diversa e all’inizio ho fatto un po’ di fatica, ma adesso mi sto trovando molto bene con i carichi di lavoro – dice Stanzani –. A livello di squadra abbiamo fatto buone gare in cui nonostante il blasone degli avversari avremmo meritato qualche punto in più. A livello personale voglio continuare a lavorare per riuscire a dare una mano alla squadra come ancora non sono riuscito a fare al 100 per cento».

 

Al di là dell’aspetto fisico, ci sono anche aspetti tecnico-tattici da considerare in questo tuo inserimento?

«Ho avuto un colloquio col mister qualche giorno fa, io venivo da un calcio completamente diverso, all’opposto di quello che ci chiede il mister qui. Ci ho messo magari un po’ di più a entrare nei meccanismi di una squadra che era già rodata dall’anno scorso, ma penso di poter dare una mano in più anche per il gioco offensivo perchè per il gioco che facciamo noi attaccanti siamo molto importanti».

 

Finora il mister ti ha schierato trequartista o seconda punta: c'è un ruolo che senti più tuo?

«Negli anni ho cercato di imparare a fare più ruoli possibili, scherzando con i miei compagni raccontavo che al mio primo anno nei professionisti mi avevano preso per fare la mezzala. Ho fatto un po’ anche quello, mi piace provarli tutti, e per caratteristiche mi piace dare una mano alla squadra, ma mi sento attaccante, mi piace fare gol e quindi mi piace stare vicino alla porta. Ma non ho problemi a sacrificarmi».

 

Nei tuoi tre anni a Busto Arsizio, dove hai lasciato un grande ricordo, hai segnato 5, 6 e 7 gol. 

«Mi ha fatto piacere che tante persone anche extra campo mi hanno ringraziato per quello che ho dato in quei tre anni. Ogni stagione è a se e i numeri sono sempre tornati come medie realizzative. Sono convinto che il lavoro ti ripaga in campo, non ho l’ansia di dover far gol, anche se ho voglio di segnare e dare una mano ai miei compagni anche in quell’aspetto. Scherzando con mio padre dicevo che l’anno scorso ero partito bene e poi mi sono un po’ fermato, magari quest’anno le cose vanno al contrario e torna anche più utile».

 

Nel Carpi sta facendo spesso la differenza la panchina, con i cambi spesso decisivi sotto porta: personalmente ti senti un giocatore decisivo anche da gara in corso?

«A tutti piace giocare il più possibile e piace giocare dall’inizio, ma se c’è la necessità di entrare a gara in corso può essere anche favorevole contro una difesa più stanca. Il direttore scherza sempre che l’anno scorso contro il suo Fiorenzuola ero entrato dalla panchina segnando il gol nel finale. Bisogna sfruttare al massimo le occasioni che ci vengono concesse».

 

Al Carpi manca un ultimo step: la vittoria in trasferta e domenica c’è la Pianese.

«Sarà una partita ostica contro una squadra che può metterci in difficoltà, ma se noi giochiamo con la nostra convinzione e la nostra mentalità possiamo dare fastidio a tutti. Già contro il Pontedera era una prova importante che abbiamo superato, sapendo anche soffrire tutti insieme».

Ai tuoi inizi tra “i grandi” anche tre panchine in Serie A nel Bologna di Mihajlovic.

«Sono ricordi bellissimi, mister Mihajlovic ci teneva a conoscere anche i ragazzi della Primavera che portava in panchina e qualche occasione per fare due chiacchiere c’è stata. Speravo di poter anche esordire, per me sarebbe stato il sogno di una vita nella squadra della mia città, ma le partite si sono messe in modo diverso e poi c’è stato il Covid. Ma sono stati momenti bellissimi che mi hanno aiutato tantissimo a crescere, con compagni come Palacio e Da Costa con cui ero entrato in confidenza».

 

Nella tua famiglia sono tutti pattinatori a livello internazionale: com’è nata la tua passione per il calcio?

«A tre anni avevo i pattini ai piedi perchè mamma voleva così, ma poi negli anni ho provato tanti sport, dal tennis, al nuoto, ginnastica artistica, perchè la cultura dello sport in casa c’è sempre stata ed è stata una grande fortuna. Poi quando c’era da scegliere, a 7 anni ho scelto il calcio, ho iniziato nella Santagatese, la squadra del mio paese, Sant’Agata Bolognese».