Calcio

Pochesci: ''Stagione dal grande significato per me. Futuro? Dipende dal progetto''

L'allenatore del Carpi ospite di ''Barba e capelli'' su Trc

E’ stato un autentico show, come spesso gli capita davanti ai microfoni, quello di mister Sandro Pochesci ospite della trasmissione “Barba e Capelli” su Trc Tv nella serata di martedì. L’allenatore del Carpi ha parlato del campionato dei biancorossi e della sua carriera in un trionfo di aneddoti e primizie. Ecco alcuni passaggi:

 

“Io sono un genio e i geni dicono quello che pensano e non pensano quello che dicono. Io sono libero, non ho padroni e quello che ho avuto nel calcio me lo sono guadagnato. Non devo stare attento a quello che dico perchè non devo rendere conto a un direttore sportivo o un procuratore che mi porta, non accetto compromessi e chi mi vuole mi deve accettare come sono”.

 

“Questo del Carpi non è paragonabile alla vittoria di un campionato, ma partire con una squadra di ragazzini e una società nuova nel calcio e fare prestazioni e fermare squadre come Modena, Perugia, Sud Tirol è un orgoglio. Tanti dei nostri ragazzi erano in Eccellenza o in Berretti ed oggi hanno 20-30 presenze”.

 

“Questa stagione ha un grande significato per me, che dopo Terni non avevo più avuto la possibilità di allenare dall’inizio ma solo in corsa in situazioni difficili. Questa è stata una stagione stupenda, avremmo fatto i play-off da settimi-ottavi senza certe situazioni e i sette gol annullati. Alle spalle delle cinque più forti, Padova, Perugia, Sud Tirol, Modena e Triestina, ci potevamo stare anche noi”.

 

“I playoff sarebbero una soddisfazione per i ragazzi, non per me che in C li ho sempre fatti quando ho allenato dall’inizio. Dipende anche dai canarini, se ci danno una mano. Il Modena sta facendo il campionato per sé, noi siamo a 3 punti, aspettiamo la penalizzazione della Sambendettese che per me dovrebbe essere esclusa dal campionato perché lo sta falsando”.

 

“Col Matelica abbiamo giocato bene, la squadra si è mossa bene poi siamo stati bravi e fortunati. Ci tenevo molto, volevamo dimostrare che non ci sono tutti quei punti di differenza tra noi e il Matelica e se loro sono la squadra rivelazione di questo campionato c’è tanto rammarico per noi. All’andata avevamo 2 punti in meno di loro ma con due partite in meno e vederli adesso a 50 punti e noi a 41 fa male, ma bisogna accettare il verdetto del campo. Sono stati fatti degli errori…”. 

 

“Di futuro non ne abbiamo ancora parlato, dobbiamo finire questa stagione. C’è un contratto ma i contratti nel calcio contano zero, bisogna vedere gli obiettivi, quello a cui si va incontro perchè i matrimoni si fanno in due. Anche se siamo per il momento sposati tutto può accadere perchè bisogna parlare di programmazione, che si fa dandosi obiettivi e idee chiare”.

 

“Con la società ci siamo un po’ chiariti e ho detto che non siamo più separati ma in una convivenza per i nostri figli, che sono i calciatori. Non sono importanti Pochesci o la dirigenza ma il Carpi, una società gloriosa degli ultimi anni di cui sono rimaste solo le porte di quel Carpi. E’ una società nuova, è un anno zero e questa matricola, anche se con un grande passato, stava facendo parlare di sè. Gli altri parlano di giovani, noi li facciamo giocare. Questa società ha un grande patrimonio, ci sono 2-3 giocatori che a giugno faranno sicuramente il salto”.

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“Ambizioni per il futuro? Io quando sono partito in Prima categoria dicevo che volevo arrivare in Serie A e i miei ragazzi ridevano. Io voglio arrivare, vedo tante stranezze nel calcio, ci credo e per la passione e la determinazione che ho mi sento il numero uno. Poi quando vinci sei bravo e quando perdi un somaro. Gli allenatori sono fondamentali per una squadra, non determinanti come sono la società e i calciatori. Ma l’allenatore è fondamentale, perchè è colui che crea. Altri possono distruggere, a volte è il contorno a distruggere una squadra, il non saper gestire, il non capire quando le cose sono fatte bene o male. Purtroppo noi allenatori siamo giudicati da persone che non sono di calcio: come ci sono i corsi per allenatori, ds e dg, ci vorrebbe un corso anche per i presidenti. Che è vero che cacciano i soldi, ma dovrebbero fare un corso a Coverciano”.

 

“Chi vince il campionato? Non sono convinto che il Padova vinca queste due trasferte emiliane. Si decide domenica, se il Sud Tirol vince con la Triestina può farcela, il Perugia deve aspettare due passi falsi delle altre. Ho fatto tutti e tre i gironi e questo è l’unico in cui tutti possono vincere con tutti, negli altri non è così”.

 

“Giovannini? E’ un predestinato, non è pronto fisicamente per la A, deve giocare in B che può fare bene. Mi ricorda molto Del Piero, ha accelerazioni che fanno paura, è rapido, vede la porta. Mi meraviglio che non abbia debuttato già l’anno scorso”. 

 

“A gennaio avevamo già preso Barbuti e Biasci doveva andare a Perugia. Volevo Vano per Biasci e fare lo scambio Barbuti per Carletti, poi purtroppo sono andato via e non posso dire altro. Mastour è un giocatore scelto da me, avevo provato tutto l’anno Maurizi, giocatore importante ma avevo capito che non aveva quelle caratteristiche che io volevo”.

 

“Se devo ripartire a Carpi per vincere il campionato è una squadra da rifondare, per fare un altro progetto sui giovani ce ne sono già 6-7 all’altezza e andrei a prenderne altri, scommesse nei campionati minori. Bisogna vedere che ambizioni ha la società”.

 

“Il Carpi ha speso un quarto-un quinto delle grandi, che spendono 8 milioni come il Perugia, poco meno il Padova o 5-6 come Modena e Triestina”.

 

“Quest’anno non ho fatto l’allenatore ma l’insegnante di calcio per questi ragazzi. Il gestire è diverso dall’allenare, i campioni vanno gestiti. Col mio carattere, spogliatoi con 20 lupi e un agnellino diventano da 20 agnellini e un lupo solo. Per allenare le squadre forti ci vogliono gli allenatori forti che sono quelli che si fanno prendere i giocatori, per allenare le squadre giovani ci vogliono gli allenatori bravi”.

 

“A volte dico “basta questo è l’ultimo anno”, ma mi dura un secondo perché poi inizio a parlare tra me e me e dico “tuo fratello è matto”. 

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“Uso più il cuore del cervello e ho sempre messo la passione davanti a tutto e vorrei che le persone apprezzassero prima l’uomo del professionista. Tutto è possibile nella vita, solo gli stupidi non tornano sulle decisioni prese. Io non sono di Carpi ma avevo una grande responsabilità verso la città, che è discreta ma molto attenta e non posso deludere queste persone. Noi dobbiamo far vivere il senso di appartenenza alla città, dobbiamo rivoluzionare il settore giovanile prendendo i ragazzini del posto e non in giro. Ci vuole un progetto importante, con gente che mantiene quello che dice”.

 

“Il pregiudizio ha condizionato molto la mia carriera, perchè la gente non va a vedere le partite ma se le fa raccontare. Il calcio italiano è gli osservatori che vanno a vedere le partite e stanno tutto il tempo al telefonino, è in mano a sprovveduti. I procuratori non capiscono di calcio, sono degli avvocati ma spesso sono i primi consiglieri dei presidenti. Ecco perchè la società è il primo tassello, poi viene la squadra e l’allenatore, che senza i campioni non può vincere”.

 

“Ho dato tante strette di mano e le ho pagate, non ho mai avuto professionisti al mio fianco. Io sto nel sistema ma non faccio parte del sistema, farne parte vuol dire avere sempre squadra già a marzo e a me non succede quasi mai”.

 

“Ad agosto ho allenato anche 45-50 giocatori ad agosto scorso, facevamo tre turni d’allenamento, quest’anno ne è valsi tre”.

 

“Nello spogliatoio siamo tutti sulla stessa barca, io non sono quello che comanda ma quello che decide e ho detto alla squadra: io non voglio retrocedere, voi?”

 

“I calciatori sono pagati per allenarsi, poi c’è uno scemo che decide se giocano e sono io”.

 

“Io non parlo con i procuratori perché non sanno di calcio, devono parlare con la società”.

 

“Non accetto di aver perso una moglie a 24 anni con un figlio e un fratello a 33 anni, ecco perchè non mi arrendo. Per me il calcio è dimostrare”.

 

“Io vivo Carpi come se fossi al Milan o alla Juve, per me è il campo quello  che conta. A me piace fare l’allenatore, chi dice “Pochesci fa tutto” è perchè manca chi lo fa. La mia società perfetta mi dà un appartamento a due metri dal campo, senza il telefono cellulare, e voglio essere giudicato solo per come alleno”.

 

“Non firmerò più contatti di più di un anno. Ho lasciato 5 anni a 120 mila euro a Terni per una questione di principio dopo che il presidente mi mandò via con un sms. La mia ricchezza è il campo sportivo, i soldi non mi servono, servono alla mia famiglia ma io sto bene con un campo e una squadra da allenare”.

 

“La mia più grande soddisfazione è il Master di Coverciano, ai miei figli posso dire di essermi laureato anche se ho la terza media”.