''La malattia metastasica: una, nessuna, centomila?!'': mattinata promossa da Amo sulla convivenza con una diagnosi infausta

Il 12 ottobre dalle 8,50 in sala Loria, per l'Ottobre Rosa di Amo

In occasione della giornata nazionale dedicata al tumore al seno metastatico, l’Associazione Malati Oncologici Amo di Carpi, nelle persone di Maria Grazia Lazzaretti e Giorgia Razzini, organizza sabato 12 ottobre, presso la sala Loria, un incontro di approfondimento dal titolo” La malattia metastatica: una, nessuna, centomila? Una mattinata per riflettere insieme alla cittadinanza su cosa significhi convivere con una diagnosi di tumore metastatico. Oggi infatti, grazie a cure sempre più efficaci e personalizzate, per molte neoplasie ed in particolare per il tumore al seno, si aprono prospettive di vita più ampie e di qualità. segue

La condizione di malattia metastatica per sua natura richiede una conversazione sincera e aperta tra il medico e il paziente per consentire di scegliere liberamente e coscientemente durante l’evoluzione del percorso oncologico. Come dire la verità ai pazienti senza togliere la speranza?  Chi decide quando è il nostro tempo di morire?  Queste alcune delle domande che saranno al centro della lezione d’apertura tenuta dal professore Giuseppe Remuzzi direttore dell’Istituto Ricerche Farmacologiche Mario Negri e autore del libro “La scelta: perché è importante decidere come vorremmo morire”. A seguire la tavola rotonda, coordinata da Maria Grazia Lazzaretti e Dania Barbieri, durante la quale i professionisti dell’Azienda Usl di Modena, che dedicano tempo e cura ai pazienti neoplastici, si confronteranno con rappresentanti di pazienti e care-givers sulla grande sfida di vivere con una diagnosi di malattia metastatica assimilabile ad una malattia cronica. Cronicizzare la malattia significa che, sebbene il cancro non sia curabile, è possibile controllarlo per un lungo periodo di tempo e mantenere un’aspettativa e qualità di vita accettabile; d’altra parte  quando le terapie oncologiche non possono più garantirlo, si può giungere ad una “buona morte”. Il coinvolgimento della cittadinanza renderà l’incontro estremamente interessante: non dobbiamo avere paura di parlare di malattia metastatica, dobbiamo “vedere e dare voce”, come recita il manifesto di Europa Donna sulla malattia metastatica, a questi pazienti che sono sempre di più perché fortunatamente vivono più a lungo, sostenerli e trovare insieme una vita buona a tutti gli effetti.