I bambini del Convitto di Correggio lasciano un segno per gli studenti del futuro

Con i suoi alti corridoi dalle volte affrescate, le meridiane, i pozzi in pietra, il campanile mozzato, la mole imponente, il Convitto è sempre stato un edificio di grande importanza nella città di Correggio. “Uno dei più grandi della provincia, della regione, forse”, afferma l’architetto Deganutti, che sta seguendo i lavori di ristrutturazione in corso. 
Durante il consolidamento dei muri, alcuni mesi fa è stata ritrovata una bottiglietta contenente un messaggio “misterioso”, datato 1880. Si trattava solo di un elenco di studenti dell’epoca, ma per i bimbi è stato molto di più: questo ritrovamento li ha appassionati e li ha spinti a fare ricerche sul passato della scuola. Così, sono diventati degli storici, dei detective o degli scrittori di racconti pieni di fantasia, misteri, suspence. Poi hanno pensato di lasciare anche loro una testimonianza per gli alunni del futuro: la lettera è stata inserita in una bottiglietta di vetro, sigillata con ceralacca, posta in una nicchia che sarà murata. Chi la troverà? Quando? Nella lettera i bimbi hanno voluto descrivere la scuola al tempo del Covid, ma anche le tante cose belle che caratterizzano il periodo in cui viviamo. E poi mille ipotesi su come i bimbi si immaginano il futuro…
 

Fatto tutto questo, l’architetto Deganutti non poteva evitare di far da guida appassionata all’interno del cantiere per i bimbi che, in totale sicurezza, si sono addentrati nelle parti sconosciute della scuola e hanno depositato la bottiglietta contenente il loro messaggio per gli studenti del futuro. 
L’Architetto ha mostrato loro come fossero evidenti i segni dei vari utilizzi dell’edificio nelle varie epoche storiche: da monastero, a collegio, a caserma tedesca ai tempi della guerra, a scuola. Ogni nicchia, ogni mattone, ogni volta della scuola racconta una storia ed è stato emozionante per i bimbi immaginare la vita degli studenti del passato. Altrettanto emozionante è stato depositare la loro bottiglietta con la lettera, nella speranza che, che tra qualche centinaio di anni, susciti nei futuri studenti le stesse emozioni che hanno provato loro.