Neo presidente del Carpi Calcio, alla guida della cordata che lo ha acquistato

Nuova avventura per Morelli

Nuova proprietà del Carpi Calcio e relativa presidenza della società calcistica assunta dall’ex vicesindaco Simone Morelli, perno di tutta l’operazione: c’è una questione di forma e una di sostanza. La forma, intanto. Data la storia del nuovo Presidente, non si può non pensare alla politica. Non accade spesso che un Vicesindaco al quale il Sindaco del suo stesso partito ha ritirato le deleghe, fra l’altro querelandolo per diffamazione, si ripresenti alla ribalta assumendo la guida non di un’impresa qualsiasi, non di uno studio professionale, ma di un’azienda calcistica, con tutto il carico di impatto pubblico e visibilità che questo comporta. E anche con qualche piccolo problema di convivenza con le istituzioni se è vero che mai, Alberto Bellelli e Simone Morelli potrebbero sedere a uno stesso tavolo, come richiederebbero i rispettivi ruoli, senza i propri legali. Questo lo ha capito subito il portavoce del Sindaco, Simone Tosi. Pronto a richiamare proprio questo specifico punto, di natura giudiziaria, inciampando però su quel famoso “non è pensabile” affidato a una dichiarazione riportata dalla Gazzetta. Ne ha fatto una questione di legittimità, quando niente impedisce a un privato cittadino, qual è ora Simone Morelli, di buttarsi in un’impresa siffatta, di investirvi insieme ad altri, di assumersene tutta la responsabilità, piaccia o non piaccia alle istituzioni. È vero che il principale strumento di lavoro della società Carpi Calcio, vale a dire lo stadio Cabassi, non è suo, ma del Comune. E che a propria volta l’Amministrazione comunale è vincolata a una concessione che la obbliga a versare al Carpi, fino al 2023, 89 mila euro annui, più Iva, come contributo alle spese di gestione dello stadio. Ma è un tipo di “incrocio”, questo, che non configura situazioni di incompatibilità per il neo Presidente, visto che si tratta semplicemente di soldi: e se, solo per ipotesi, il nuovo assetto societario ne facesse confluire abbastanza per alleviare il peso della concessione e riprendere magari a pagare un affitto, è pensabile che il Comune non avrebbe nulla da ridire, al di là di chi guida il Carpi Calcio.

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