Anna Molinari e il senso di una carriera in cui la città occupa un posto centrale

Il mio atto d'amore per Carpi

«Sono soddisfatta, perché Blumarine è andata a un imprenditore di Carpi: Marco Marchi è una persona per bene, intelligente, che ha fatto tanto e non ha intenzione di fermarsi pur in questi tempi di sofferenza per la moda. Abbiamo venduto a un Italiano, a un Carpigiano che stimo. Io la amo, Carpi, e fin da ragazzina. Conoscendo la generazione di imprenditori precedente la mia, quando vedevo lavorare i miei e guardavo quel che loro facevano in azienda, ecco, da lì ho capito che il mio destino era realizzare cose belle e fatte bene: per me e anche perché Carpi diventasse qualche cosa di particolare, una città d’eccezione, capace di attirare gente che venisse qui ad acquistare». Siamo seduti di fronte ad Anna Molinari, reduce da una dolorosa frattura dalla quale si sta rimettendo gradualmente, accolti nella sua casa elegante, arredata con misura e con gusto. Poco più in là si scorge la parete coperta delle tante attestazioni ricevute nel corso di una carriera lunga e ricca di riconoscimenti: ci sono i quattro diplomi honoris causa di altrettante università italiane e straniere; le cittadinanze onorarie (“Sono diventata cittadina di mezza Italia” sorride lei); i trofei ottenuti dai vari enti di settore e soprattutto il Cavalierato del Lavoro conferitole da Giorgio Napolitano nel 2010. Come vogliamo chiamare queste sue riflessioni, signora Anna? le chiediamo: il bilancio di un’esistenza di lavoro? un voltar pagina? Non le va, però, e si ribella con tutte le sue forze all’idea di trasmettere il senso di qualche cosa che è finito: «No – risponde – lo chiami piuttosto un atto d’amore verso una città che partiva da poco o nulla e nella quale ho imparato ad ammirare quello che facevano i miei genitori e facevano anche gli altri per tirarla fuori da quella condizione». 

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