Una frattura tra richieste delle aziende e atteggiamento di chi cerca

Il lavoro che non si vede

Nessuna chiave interpretativa come i mutamenti del lavoro serve per capire l’oggi

l lavoro prossimo futuro è stato al centro del secondo “Aperitivo di Voce”, incontro aperto al pubblico e che questa volta si è tenuto in redazione. In una dimensione molto salottiera e raccolta, abbiamo affrontato un argomento come quello del lavoro che ci ha portati nella contemporaneità e nelle trasformazioni del mondo attuale, perché coinvolge demografia e invecchiamento della popolazione, scuola e formazione, costume e cultura. Abbiamo preso in considerazione anche due termini che vanno per la maggiore, come precarietà e flessibilità, per capire quanto sia cambiato l’atteggiamento dei lavoratori. D’altra parte il lavoro prima era standardizzato e basato su contratti, orari, tempi e luoghi precisi mentre oggi notiamo la perdita di tanti riferimenti, così come il mutamento del valore che gli si attribuisce: un tempo era legato a fattori strumentali e di sopravvivenza, mentre oggi appare subordinato ad altre priorità o condizionato dall’espressività personale o ancora dalle nuove possibilità offerte dal web e dalle nuove tecnologie. Come ospiti dell’evento abbiamo perciò invitato Nicola Contri, che lavorando da quindici anni nell’ambito delle risorse umane in aziende e in agenzie, ha saputo illustrare i diversi risvolti legati alla ricerca e all’offerta di lavoro; Gina Beltrami che, essendo una fra le 80 top italian fashion blogger, ha spiegato su che cosa ha puntato per trasformare una passione in una professione; Federico Caiumi che, unendo formazione umanistica e interesse per la tecnologia, nel 2013 ha ideato Voilap digital, una startup innovativa rivolta al mondo del retail e delle smart city e che ha portato servizi per il cittadino a portata di display. Non sono mancate le domande da parte del pubblico, segno che il tema è quanto mai sentito.

 

A marzo è venuto al cinema Corso davanti a un migliaio di studenti il professor Carnevale Maffè della Bocconi che ha detto (non necessariamente in termini negativi): “Scordatevi il lavoro perché nella vita ne farete almeno sei”. Da questo punto di vista hai notato una deadline, un prima e un dopo?

Nicola Contri: «Sì, è stato il biennio 2008-2010: con la crisi le aziende hanno preso coscienza delle loro difficoltà strutturali, perciò ora le agenzie non lavorano più solo sulla quantità di personale, ma sulla qualità. Con la razionalizzazione delle risorse le aziende cercano persone con specifiche competenze e che facciano, ognuna, il lavoro che prima facevano quattro persone; inoltre, con l’aumento dell’automazione, servono meno operatori ma più specializzati. Oggi però le aziende hanno difficoltà sia nel reperire personale qualificato (periti e ingegneri vengono subito assorbiti dalle aziende ma non sono sufficienti) sia quella di trattenerlo in una situazione di crisi. Di pari passo sono scomparse le professionalità basse, come il famoso “jolly” che faceva un po’ di tutto. La flessibilità può essere un valore aggiunto se rappresenta il polmone a cui attingere nei momenti di necessità e se porta a un aumento di competenze nel momento in cui ogni volta che si fa un passaggio da un’esperienza lavorativa a un’altra ci si porta via il know-how. Una sfida vincente secondo me è quella di puntare sulla formazione del personale interno: aumentare le capacità e le qualifiche dei propri dipendenti fa sì che si fidelizzino e che l’azienda corra meno pericolo di vederselo fuoruscire oppure di non sapere dove inserire la figura che ha all’interno. C’è molta gente che arriva a non cercare più da lavorare perché le competenze sono poche, per cui sono delusi nel trovare lavoro» 

 

In quest’epoca di trasformazione del lavoro i social network possono offrire nuove possibilità come youtubers e influencer (per cui è stato creato anche un corso di laurea apposta), però c’è già molta concorrenza: tu, Gina, come hai fatto a far diventare il tuo blog un lavoro?

Gina Beltrami: «Penso che sia perché ci sono pochi blogger e influencer della mia età, credo che la mia forza sia quella, nel senso che non mi sono mai voluta mettere a confronto con le ragazze più giovani e questo probabilmente mi ha lasciato spazio. Inizialmente ho parlato di moda e ho dato molta importanza al blog, anche perché ho iniziato nel 2013 e, sì, i social c’erano, ma di sicuro non c’era l’esponenzialità che c’è adesso. Ora do più importanza ai social, ma mantengo il blog perché resterà sempre, mentre facebook è un piattaforma che se domani decide di chiudere io non ci sono più. Il tutto è nato per gioco: un collega mi diceva sempre: “Proponi le tue cose, fai un blog”, ma io mi sentivo troppo vecchia per queste cose, poi alla fine l’ho ascoltato e con l’aiuto di mia figlia ho aperto il blog. Nel 2016 ho deciso di lasciare il lavoro che avevo (mi occupavo di accessori, scarpe e borse in un’azienda), però ho voluto completare la mia preparazione, nonostante avessi anni di professionalità nel settore moda: mi sono iscritta all’Academy di Carla Gozzi, ho seguito un corso come personal shopper e consulente d’immagine e questo secondo me è stato un altro punto di forza. Tante ragazze che si approcciano magari non hanno delle basi, mentre sono convinta che in questo ambito, come in ambiti più tecnologici, la professionalità e la preparazione siano indispensabili. Nel corso del tempo poi i contenuti sono diventati più seri, precisi e curati; ho cercato di avere un profilo alto, di dare sempre contenuti di qualità dai temi alle immagini ai testi. Ho cercato di instaurare dei rapporti di fiducia con le mie follower e man mano che crescevo ho avuto un riscontro positivo anche da parte di aziende che hanno cominciato a contattarmi per collaborazioni che si sono sviluppate, inizialmente nell’ambito della moda e poi di altro. Visto che viviamo in una culla di eccellenze gastronomiche (leggevo proprio oggi che l’Emilia-Romagna è la regione con più ristoranti a tre stelle Michelin), un’altra cosa che ho sempre cercato di fare nel mio piccolo è di far conoscere Carpi, perché nel tempo purtroppo l’importanza è andata un po’ scemando. Ho cominciato a parlare di cucina, delle nostre eccellenze, dal vino ai ristoranti al parmigiano all’aceto balsamico. Faccio poi la commessa a domicilio, organizzo degli eventi, special sales rivolti a signore della mia età»

 

Gli aspetti di web marketing, quelli tecnici, li maneggi tu?

Gina Beltrami: «Inizialmente qualche dritta me l’ha data mia figlia oppure ogni tanto mi ha dato una mano mio marito, però alla fine mi sono arrangiata. Faccio tutto da sola e sono contenta, nel senso che ho delle belle soddisfazioni: col tempo ho iniziato a sviluppare la parte travel, ho iniziato a viaggiare, a seguire le fashion week a Parigi, Londra, … Tutto questo mi arricchisce e probabilmente arricchisce anche chi mi segue che trova spunti e sempre qualche novità. Ho cercato di instaurare un dialogo semplice, molto confidenziale. Per il momento sono contenta e le soddisfazioni ci sono» 

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