Le prestigiose pagine di Forbes ''tra le maglie del business'' di Carpi

Il distretto del tessile-abbigliamento oggetto di un servizio della nota rivista internazionale

Il distretto del tessile-abbigliamento di Carpi attraversa il momento più difficile della propria storia, ma la sua fama è ancora presente. Tanto da portare in città la prestigiosa rivista di economia Forbes, che nel numero di settembre pubblica un servizio a firma di Piera Anna Franini dal titolo “Tra le maglie del business: alla scoperta del distretto tessile di Carpi”. Il servizio, che parte dalla provincia di Modena, terra di motori in cui però il 44 per cento degli addetti manifatturieri è attivo nel tessile-abbigliamento. 

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Una percentuale che diventa il 51 per cento a Carpi, “cuore di un distretto che comprende Cavezzo, Concordia, Novi e San Possidonio e che da solo contribuisce al 6 per cento della produzione complessiva di settore del nostro Paese”. E via con i biglietti da visita di Blumarine, Liu Jo, Twinset e Gaudì. Il magazine riprende i dati dell’ultimo Osservatorio triennale del Distretto, sottolineando come le poche grandi aziende (solo il 5 per cento delle 596 realtà censite annovera più di 50 dipendenti) rappresentano il 76,9 per cento del fatturato complessivo, che ammonta a un miliardo e 300 milioni. 

Quello che Forbes descrive come il nodo della vicenda è quello che qui è più che noto da anni, quello con cui il distretto deve fare i conti: numeri importanti ma in calo progressivo. “Troppe aziende, non avendo le dimensioni sufficienti per raccogliere le sfide del nuovo millennio, si sono sbriciolate, travolte dalla fiumana del progresso che anzitutto reclama sostenibilità e digitalizzazione. Incapaci di imporsi sul mercato, l’hanno subito”, scrive l’autrice. Che tratta anche un po’ di storia, partendo dal truciolo, per arrivare alle peculiarità del nostro distretto. Citando “Made in Carpi” dell’ex sindaco Werther Cigarini, Forbes racconta come l’anima del distretto fu “nella sua forma basica con soli due protagonisti: il commerciante-imprenditore che disegna il modello e lo vende e la lavorante a domicilio che lo produce”. E via in rassegna le epopee di giganti quali Miriam “Maria Nora” Martinelli e Renato Crotti, “capitani” di un periodo in cui secondo un articolo del 1963 del Corriere della Sera “Carpi è una città ricca. Ha in proporzione più automobili di Milano, l’indice di incremento edilizio è il più alto di tutta l’Emilia e nel maggior albergo di Carpi la lingua meno parlata è l’italiano; i telefoni sono continuamente occupati da comunicazioni internazionali”. 

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Dal protagonismo delle donne - vengono citate Anna Molinari, Simona Barbieri, Daniela Malpighi - il servizio di Forbes si chiude con quello che viene definito “l’ultimo periodo”. In cui “nell’ultimo decennio del secolo scorso è stato perso il 30 per cento delle imprese e il 45 per cento degli occupati”. Oggi, secondo i dati riportati dalla rivista, Carpi si è posizionata sulla fascia medio-alta (58,3 per cento del fatturato) e alta (12,5 per cento). C’è ancora un 30 per cento circa (28,6) in fascia media, mentre è ormai estinto il low cost (0,6 per cento). La speranza, per noi, è che “l’ultimo periodo” sia inteso solo in termini cronologici e non di epilogo di questa straordinaria storia.