Un libro di Roberto Riccò e don Antonio Dotti sui 450 anni della chiesa della Madonna della Neve a Quartirolo

Non è solo la ricostruzione, minuziosa e documentatissima, della storia della parrocchia di Santa Maria della Neve, il volume "Le Pietre il Tempo, la Fede” (Viterbo 2024, 200 pagine, fuori commercio) scritto da Roberto Riccò e don Antonio Dotti ed edito nel 450esimo anniversario della costruzione della chiesa di Quartirolo. E' anche un inno a una comunità che dal quel 1574, anno in cui la parrocchia venne composta “...colle villette di Sabbadina e Giandegola, aggiungendovi San Pellegrino segregato da Gargallo e Bertolasco tolto a Santa Croce e l'altra porzione di Castione, separata da Carpi” (dalla Informazione esatta della chiesa di Quartirolo, 1824) ha attraversato i secoli, mantenendo intatto il senso di una propria specifica identità. «Sono occorsi dieci anni di ricerche – spiega Riccò, uno degli autori non nuovo a opere storiografiche – condotte negli archivi parrocchiali e in quelli della Diocesi: un lavoro certosino ma che alla fine ha permesso di ricostruire dettagliatamente le vicende della chiesa e della frazione, la cui vita ha ampi riflessi nelle documentazione conservata dai vari parroci, a partire dai registri delle nascite». segue

C'è il nome di Quartirolo, per esempio, che raggruppa tanti toponimi ora pressoché dimenticati, ma che mettevano insieme l'intero territorio rurale a sud di Carpi esplorato dal libro cercando nelle chiese e cappelle che vi sorsero dal tempo dei Longobardi all'epoca matildica l'origine stessa della chiesa. Che verrà poi intitolata a un culto antichissimo, risalente all'epoca paleocristiana, precisamente al IV secolo, quando il papa Liberio fece erigere a Roma una chiesa divenuta poi basilica sul colle Esquilino, dove la Madonna gli aveva annunciato, in un sogno premonitore, che sarebbe nevicato il 5 agosto. Ma è anche un libro in bianco e nero, quello di Riccò e don Dotti. Nel senso che le pagine bianche che srotolano le vicende storiche (suggestiva la testimonianza del "gran macello napoletano”, la devastazione subita dalla parrocchia nel 815 al tempo della guerra tra gli austriaci e le truppe napoletane di Gioacchino Murat), si alternano con pagine nere, dove si dà spazio a racconti, aneddoti, a un approfondimento sui beni culturali conservati nella parrocchiale a partire dalla Pietà di scuola guercinesca, alle aggregazioni sorte all'ombra del campanile, come l'associazione sportiva Mondial, il gruppo scout Carpi 4, a eventi importanti come la tradizionale Sagra di Quartirolo divenuta ormai il più importante appuntamento conviviale cittadino dell'estate e che precede la solennità del 5 agosto, il giorno dell'insolita e leggendaria nevicata. Restando alla storia, viene ricostruito con dovizia di particolari l'assassinio dei giovani cattolici Gino Ognibene e Agostino Zanfi, avvenuto il 24 giugno 1922 a opera di un gruppo di squadristi giunta in località Giandegola a bordo di un camion guidato da Dorando Pietri.

E si arriva ai nostri giorni, con la commossa rievocazione dell'azione di don Claudio Pontiroli, uno dei più amati e ricordati di tutti i quarantadue religiosi, fra parroci, viceparroci, rettori e prevosti che si sono susseguiti alla guida della parrocchia, elencati a chiusura del volume.  Il quadro non sarebbe completo, se non si citassero le altre realtà, illustrate nel libro come testimonianze, che fanno capo alla chiesa di Quartirolo: come la corale Regina Nivis, il centro di ascolto della Caritas, la comunità Neocatecumenale, l'Azione cattolica, senza trascurare altre aggregazioni sul territorio della frazione, come la Croce Blu e il Circolo Graziosi. Ampio spazio, infine, viene dedicato alla nuova aula liturgica inaugurata nel 2009 e realizzata anche con il contributo dei parrocchiani. Un segno, anche questo, di una solidità di relazioni che ha resistito nel tempo. Scrive al riguardo monsignor Castellucci, nella sua Prefazione che "...leggendo alcune storie parrocchiali come questa che riguarda Quartirolo, mi sono convinto che questa storia, apparentemente minore è invece davvero maggiore”. E don Dotti aggiunge, a chiusura del libro: “Ci sono tante altre sfaccettature che mi permettono di dire che la nostra parrocchia è capace di promuovere cammini esistenziali nella gioia. Forse somigliamo però anche alla comunità delle lette paoline a Corinto, bella di tutti i carismi, ma tentata di diventare una galassia, più che la mensa del Signore condivisa”.