Carlo A. Rossi a ''Profeti in patria'': ''Per produrre un buon gioco da tavolo conta il pitch''

Un buon pitch, ovvero un’idea che possa essere illustrata in pochi minuti: è questo il segreto per proporre il progetto di un gioco di società. «Immaginate di essere su un ascensore insieme a un editore con il quale dovete salire all’ultimo piano di un grattacielo: avete 30 secondi a disposizione per esporre il vostro progetto e catturare la sua attenzione. Ecco, dovete pensare il vostro pitch in questo modo». Comincia così il racconto del game designer carpigiano Carlo A. Rossi (50 giochi da tavolo ideati e pubblicati soprattutto nel mercato tedesco, francese e italiano), ospite di “Profeti in Patria”, che ha accompagnato i presenti in un viaggio nel mondo dei boardgames. Un mondo in espansione, in cui gli editori devono valutare migliaia di proposte ogni anno. Tanta concorrenza quindi, ma anche tanta lealtà: «…in fondo siamo una comunità “piccola” rispetto alla realtà dei videogiochi per esempio; se un autore ne copia un altro, si verrebbe a sapere e gli verrebbe fatta terra bruciata intorno. L’unico plagio consentito è l’autoplagio, ovvero proporre una propria idea sviluppandola in modo differente». 

 

 

Durante la serata Carlo ha raccontato di come abbia preso gli spunti dalle fonti più disparate; di come creare un prototipo di gioco, facendo attenzione all’arco narrativo, alla meccanica e alla contromeccanica, tanto quanto alla parte emozionale «…che troppe volte viene sottovalutata mentre è fondamentale» perché, oltre a funzionare bene, un gioco deve coinvolgere. E, se coinvolge, anche se è imperfetto, gli si perdonano eventuali difetti. «Io nasco matematico - ha continuato -, molto posato, serio quindi prediligevo giochi complessi, lunghi, elaborati poi una volta, durante una fiera, mi sono cimentato in un gioco per bambini insieme a un mio amico e mi sono divertito come un matto. Da quel momento ho deciso di spostarmi su quella fascia d’età, dei più piccoli, anzi propongo a tutti di provare quest’esperienza almeno una volta, cioè quella di giocare a un bordgame per bambini senza bambini» ha ironizzato. E così via, ha proseguito con il suo excursus passando dalla partecipazione alle fiere più importanti (da Essen a Monaco, da Norimberga a Modena e in futuro a Tokyo) alla formazione necessaria («…umanistica o matematica alla fine è indifferente, ma meglio conoscere gli altri autori, scambiarsi idee, tenersi aggiornati sulle ultime uscite»), dalle differenze di approccio sui vari mercati internazionali alle sue molte pubblicazioni, fino alla sue due candidature al premio più prestigioso dei giochi di società, sempre sul filo dell’ironia: «Alla sera prima di andare a letto leggo un paio di regolamenti di giochi, mi rilassano». Non così strano in fondo per un autore instancabile che nei prossimi due anni, ha svelato, dovrebbe pubblicare almeno sette giochi, mentre ce ne ha già tanti altri in mente.