Lugli a ''Profeti in patria'': una passeggiata nella Carpi fervida, attrattiva e vivace del 1472

La “passeggiata” nella Carpi del 1472, guidata dall'ingegner Fernando Lugli, ospite l'altra sera della rassegna “Profeti in patria”, è stata seguita con molta attenzione dal folto pubblico presente. Accompagnata da un ricco corredo di immagini, la relazione di Lugli ha dimostrato come, laddove manchino le fonti archivistiche, l'informatica può egregiamente supplire nelle ricostruzioni storiche con le misurazioni e una lettura incrociata dei dati, soprattutto quando questi rivelino una città che pare obbedire a precise regole, nel suo farsi, consentendo così la formulazione di ipotesi più che fondate. La città desumibile dalla lettura fatta al computer del catasto del 1472, è apparsa dunque già formata nei borghi Sant'Antonio, Borgoforte e San Francesco, ancora inedificata nel cosiddetto borgo Noglioso, prospiciente il Castello, dal quale era separato da una strada e da un fossato molto ampio, più o meno coincidente con le attuali dimensioni di piazza Martiri.

 

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L'acqua, con diversi rivoli e canali diramazioni del principale, il Canale dei Mulini, vi esercitava un ruolo molto importante nel condizionare l'organizzazione di strade e costruzioni, al pari degli insediamenti degli ordini religiosi ai suoi quattro lati, capaci di dare impulso alla residenza, attirando popolazione e dandole lavoro e assistenza. Molto suggestiva è parsa la ricostruzione di come dovevano essere le case: di mattoni per i ceti benestanti, i nobili esenti, i castellani antichi e i castellani aggiunti, come vengono definite nel catasto del 1472 le classi privilegiate, esenti dal pagamento delle imposte; di una mescolanza di paglia, canne e argilla per l'unico piano fuori terra, per le case degli abitanti dei borghi, oberati invece dalle tasse, coperte da tetti molto spioventi in canne che proprio in virtù della forte inclinazione resistevano alla penetrazione dell'acqua piovana e della neve. Il pregio della relazione di Lugli è consistito proprio nel farla vedere e farla vivere, la Carpi di quel tempo, ritratta come una città molto attiva, solo sfiorata dalla terribile peste di un secolo prima della quale aveva dunque potuto beneficiare attirando popolazione dalle città, lungo l'asse della via Emilia, ma anche da Milano, Bergamo, Brescia, Genova e perfino dalla Francia e dalla Germania. Era una città che all'interno del perimetro murario contava già i 7mila abitanti che l'avrebbero caratterizzata nei secoli successivi, fino ai primi del Novecento, e che viveva un notevole fervore commerciale, artistico e artigianale alla base anche dell'intensa attività edilizia che vide molte demolizioni e ricostruzioni. Queste ultime avrebbero caratterizzato soprattutto il futuro castello, all'epoca non ancora con le caratteristiche attuali, ma distinto tra la fortezza matildica a settentrione e le diverse dimore dei Pio mescolate ad abitazione private, come quella dei Bellentani, che resistevano nel recinto della cittadella. E non c'erano solo i Bellentani, a ricordarci come centinaia dei cognomi di allora siano gli stessi di oggi. E' stata una carrellata di suggestioni scientificamente fondate, dunque, quella offerta da Lugli. A dimostrazione che la Storia, oltre che di ideali, visioni, grandi personalità, guerre e trattati, è fatta anche della fervida e silenziosa opera quotidiana degli umili: che sono la maggioranza e che pagano le imposte.