''L'invasor'' di Franca Gualtieri presentato alla Loria con Ruggero Po: un libro duro e di verità

Un pubblico partecipe e attento ha gremito, domenica, l'auditoriun Loria per la presentazione dell'ultimo libro di Franca Gualtieri, "L'invasor”, in una matinée letteraria con l'autrice promossa dall'Università della Libera età Natalia Ginzburg e condotta dal giornalista Ruggero Po, mentre Maria Gabriella Lugli ha dato lettura di alcuni brani del romanzo. Ambientato nel 1944 e tra Cortile e San Martino Secchia, "L'invasor” (Mantova 2024, 234 pagine, 16 euro) prende l'avvio da appunti e diari che una zia dell'autrice, Elvira, ha conservati per raccontarvi soprattutto di una sua particolare "amica geniale”, Aida, divenuta quell'anno staffetta partigiana. Una sequenza di messaggi what's app scandisce la progressiva spedizione dei manoscritti dai quali si dipana il romanzo che parte però da vent'anni prima, dal tratteggio di una figura femminile, Irma, mamma di Aida, la cui personalità, il cui carattere plasmato dalla durezza dell'esistenza in campagna, dall'amara scoperta del bieco maschilismo di cui era impregnata la quotidianità delle famiglie contadine e dalla sua ribellione a quella cultura patriarcale si trasmetteranno alla figlia. Lei, Aida, reduce da un tentativo di violenza in famiglia e poi dello stupro subito da un ufficiale tedesco, ne ricaverà un anelito alla libertà, all'autonomia, all'indipendenza che condizioneranno anche la futura scelta di impegno con i partigiani nella lotta di liberazione. segue

Vivranno, questa scelta, le due amiche, prima attivandosi per nascondere ebrei e perseguitati dalla furia nazifascista nel nascondiglio ricavato nella grande casa mezzadrile della famiglia di Elvira; e poi da staffette in montagna, dalle parti di Pavullo, spostandosi in bicicletta per recare ordini e tenere i collegamenti fra i combattenti partigiani impegnati nelle retrovie del fronte. Questo filo narrativo è calato in atmosfere evocative della vita nelle campagne negli anni della guerra: ne promanano i colori vividi delle albe e dei tramonti sui campi, le nebbioline padane sospese sulle messi, il luccichìo della rugiada sulle foglie, gli odori dello stallatico, dell'erba bagnata dalla pioggia, del fieno, del latte appena munto, della terra scavata per ricavare il nascondiglio sotterraneo. Ma ne proviene anche il quadro di una vita di fatiche delle quali si facevano carico soprattutto le donne, relegate al ruolo di strumenti di lavoro e di frettolosi piaceri, vittime silenziose e rassegnate di una condizione permanente di sottomissione e di una violenza sulla quale l'autrice indugia spesso, anche con passaggi molto duri ed espliciti. Al di là di qualche tinta retorica sulla lotta partigiana che evoca un po' i toni della Cugnisiòun d'Edo di Loris Guerzoni, portata in scena proprio da Ruggero Po, Franca Gualtieri dipinge qui un affresco veritiero delle nostre campagne prima dello sviluppo industriale e nel quale si staglia il riscatto di due donne che riflette quello di intere generazioni. C'era ancora domani, insomma, anche per le donne emiliane.