Austria, Svizzera e Germania: un'altra civiltà della bici. Il viaggio di Sasha Pedrielli

In possesso della abilitazione di Guida cicloturistica sportiva e Accompagnatore turistico della Regione Emilia Romagna, organizzatore di gite turistiche con la sua Zen Ride e infaticabile pedalatore sulle strade di mezza Europa, dai Balcani alla Sardegna, il quarantenne Sasha Pedrielli è ritornato dalla sua ennesima cavalcata sulle due ruote nel cuore del continente con una sensazione precisa: quel che si può apprezzare, in fatto di ciclabilità attrezzata, fra Germania, Svizzera e Austria è incomparabilmente lontano da quel che si fa dalle nostre parti. (continua a leggere)

Uno dirà: non c'era bisogno, per arrivare a questa conclusione, di sorbirsi, come ha fatto lui in agosto, millequattrocento chilometri in due settimane, tra le Alpi, il percorso ciclabile lungo il fiume Inn e l'infinito reticolo di piste della Foresta Nera, dopo Freiburg. Ma un conto è leggerle, o constatarle in tv e sui siti di viaggio, queste differenze, altra cosa è sperimentare direttamente che cosa significhi una ciclabile vera e attrezzata di tutto punto rispetto a quelle cui siamo abituati in prevalenza: «Sono partito dal sagrato del Duomo, a Carpi – racconta Pedrielli – con la mia Gravel che, unendole caratteristiche della mountain bike e della bici da corsa, permette d pedalare sia sull'asfalto che sullo sterrato. Ho raggiunto Mantova e da qui il Garda, a Peschiera, lungo la ciclabile del Mincio che conoscono tutti. Poi, da Bardolino mi sono spostato sulla valle dell'Adige la cui ciclabile offre una paesaggio meravigliose e affascinante fra frutteti e macchie boschive, fino al Brennero, per duemila metri di dislivello progressivi e facilmente affrontabili». Ed è proprio dal Trentino che, come racconta, «...si comincia ad apprezzare un'altra civiltà della bicicletta», quella che poi si prolunga anche in Austria, Svizzera e Germania, dove le piste ciclabili sono davvero strade a uso esclusivo delle due ruote, dunque in sede separata, con propria segnaletica e regolamentazione, colonnine per le riparazioni, aree di sosta assistite da bar, quando non si tratta addirittura di bicigrill. «Io – riprende Pedrielli – ero autonomo, attrezzato con tenda da campeggio (ho dormito in albergo solo due notti) e un piccolo fornello per farmi una zuppa o un risotto liofilizzati, ma su queste piste per le bici si trova tutto l'occorrente. Per non dire dei compagni occasionali di avventura, altri cicloturisti solitari o in gruppo, sempre pronti ad aiutarti; e dello spirito di accoglienza che dimostra la gente del posto quando ha a che fare con i ciclisti». Che poi è un modo di contraccambiare con la cortesia la scelta di una mobilità gentile, silenziosa ed ecologica qual è quella consentita dalla bicicletta.

«A Basilea ­– racconta ancora Pedrielli – mi ha raggiunto in auto il mio amico Stefano e l'anello di seicento chilometri nella Foresta Nera lo abbiamo percorso insieme, in un paesaggio di una bellezza incomparabile, prima di riprendere l'auto lasciata nella metropoli svizzera e tornare in Italia». E aggiunge un'altra annotazione, per così dire, sociologica e di costume: «E' chiaro che molto dipende dal mestiere che uno fa, ma la sensazione che si ha girando in bici in questa parte d'Europa, soprattutto con l'introduzione delle e-bike che in quei paesi ha conosciuto un boom molto precedente al nostro, è che l'uso delle due ruote sia entrato nella vita quotidiana, anche per spostarsi e andare al lavoro e non solo per lo sport e il tempo libero. E la rete ciclabile indubbiamente agevola questo costume». Diventa inevitabile, allora, fare confronti con il panorama offerto dall'Italia dove, dice, «...le piste ci sono, è giusto che si facciano, ma le si usano poco, in proporzione. E perché diventino davvero una risorsa, tale da attrarre viaggiatori che poi abbiano voglia di esplorare un territorio, sostarci e lasciarvi qualche soldo, occorre che siano curate e attrezzate. In una parola, accoglienti e invitanti», perché, almeno in fatto di paesaggi offerti, anche al confronto con il Nord Europa l'Italia non dovrebbe avere rivali.