Emergenza - A zonzo (autorizzati) per il cento cittadino di questi tempi

La città deserta e disciplinata

Neanche l'ombra di una bancarella in piazza Martiri, pochissimi esercizi aperti al pubblico, ancora meno le persone che si azzardano a mettere il naso nel cuore antico della città: è un giovedì 19 marzo, 19 come il Covid-19 che è la causa di tutto questo deserto e della tanta apprensione che si percepisce dietro le porte e le finestre, chiuse al mondo per accogliere l'appello del "state a casa" diffuso per le strade anche dagli altoparlanti della Protezione Civile e che, a questo punto, sembra l'unico modo per evitare di propagare il contagio. Un giovedì, quello di Carpi, senza il mercato, che forse nemmeno in tempo di guerra, per chi c'era e per chi se lo ricorda, s'era mai visto in città; una città che pure ha sopportato con il suo "teniamo a botta" i sussulti, gli strattoni (non solo metaforici) del terremoto più disastroso degli ultimi cinquecento anni. Percorrere le vie e le piazze del centro storico di Carpi, all'epoca del Coronavirus (non solo il giovedì ma anche tutti gli altri giorni della settimana), stringe il cuore e lacera l'anima; per chi crede, c'è il conforto di una chiesa aperta, ma solo nel rispetto rigoroso delle distanze e delle cautele imposte dal morbo, nessuna celebrazione. Per gli altri, solo l'essenziale che ognuno declina a modo suo per tenere lontano il virus ed esorcizzarlo. Così, nell'itinerario che intraprendiamo a piedi (con l'autocertificazione in tasca perché "stiamo lavorando", da via Manzoni a piazza Garibaldi, le attività che possono tenere aperto si contano sul palmo delle mani. C'è il gommista Ronchetti, in viale Manzoni, quasi barricato dietro cumuli di pneumatici e con cartelli ben in vista "non superare questo segnale". Purtroppo o per fortuna qualcuno in automobile circola ancora, per andare al lavoro soprattutto, e se si fora una gomma c'è poco da fare il gommista è una delle attività indispensabili e deve rimanere aperto. Solo il mattino, però, perché al pomeriggio le serrande si abbassano inesorabilmente. Poco più in là c'è la fila davanti al supermercato iN's: di solito frequentatissimo da extracomunitari, ultimamente ha visto aumentare notevolmente anche la quantità di clienti autoctoni. Si entra uno alla volta perché gli spazi sono ristretti ed è per questo che fuori dall'ingresso c'è sempre qualcuno in attesa. Piazzale Bertesi, alle spalle del Duomo, è deserto: palazzo Molinari ha le finestre aperte, segnale che Anna ormai ex Blumarine, ha scelto di restarsene a casa. Entrare in piazza dalla stretta del duomo è a sua volta una stretta al cuore: nessuno, eppure sono quasi le 11. Il tabaccaio Manicardi ha esposto sotto il portico del vescovado, come sempre, i trespoli con i biglietti augurali e tiene la porta della tabaccheria aperta. Quasi un segnale di normalità; ma appena entrati nella rivendita, un cavalletto con il cartello "barriera antivirus" ti riporta immediatamente alla "anormalità" del momento. Il portico di piazza è deserto o quasi, una lunga nifilata di archi che proiettano sul selciato luci e ombre e poco più: è aperta l'edicola, un paio di persone sostano in attesa davanti alle due farmacie (quella dell'Assunta e quella del Giglio), la prima aperta con ingresso contingentato, la seconda sbarrata da una saracinesca attraverso la quale avvengono gli scambi ricetta-medicinale-denaro. 

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€
Abbonati