Pronta entro l'anno la nuova casa ''Mamma Teresa'' di Agape per l'accoglienza di mamme e bambini

L'edificio è un villino con mattoni rossi faccia a vista e finiture in travertino risalente ai primi del Novecento. Si trova in viale Carducci, con affaccio sul parallelo viale Nicolò Biondo, inserito tra le dimore liberty, ora celato dal cantiere che vi ha aperto l'impresa Claudio Boccaletti, dopo che la Pia Fondazione Casa della Divina Provvidenza lo ha acquistato per ricavarvi una nuova casa Agape. Verrà intitolata a "Mamma Teresa”, la suora, scomparsa nel 2019, che per 62 anni ha proseguito nella missione di Mamma Nina. La struttura di accoglienza di mamme con bambini andrà ad aggiungersi a quelle già attive a Carpi (sono tre, in via Matteotti, via De Sanctis e via Puccini) e a quella di Modena. L'intervento, che verrà completato entro quest'anno, è stato illustrato questa mattina dal Presidente della Fondazione Casa della Divina Provvidenza, don Massimo Dotti, dalla Direttrice delle Case Agape, Rossella Piana, insieme a monsignor Ermenegildo Manicardi e al Presidente della Fondazione CR Carpi, Mario Arturo Ascari. Fra gli invitati c'erano, oltre al Direttore di Bper Banca di Carpi, Andrea Galdo e a tecnici dell'impresa e consulenti commercialisti, il sindaco Riccardo Righi e l'Assessore ai Servizi sociali, Tamara Calzolari. Ha condotto l'incontro Stefano Forti, consigliere di amministrazione della Pia Fondazione. segue

La Provvidenza, al di là della presenza del presidente Ascari che un po' l'ha impersonata con l'erogazione di 150mila euro, è stata evocata più volte nel corso dell'incontro stampa, trattandosi di un'operazione del costo complessivo di 905 mila euro, affrontato, oltre che con il contributo di Palazzo Brusati, anche con la cessione a Bper del Bonus 110 per cento e con 467mila euro della stessa Pia Fondazione, 385mila dei quali ottenuti con la vendita di una ex colonia di proprietà a Riccione, già impiegati per la prima fase dei lavori. Mancano all'appello 82mila euro che si confida di raccogliere dai generosi benefattori che non hanno mai fatto mancare il loro aiuto dalla Casa di Mamma Nina. La Provvidenza, appunto.

 

E' dal 2003 che Agape opera in città, ha spiegato Rossella Piana, per venire incontro a una delle più pressanti fragilità del nostro tempo: quella delle mamme rimaste sole, per le più svariate ragioni, con uno o più bambini. E' un'accoglienza non pietistica, ma strutturata: si ospitano nuclei monogenitoriali ad alta autonomia e le donne accolte – attualmente nelle tre case sono 21 con 28 bambini – si sperimentano nelle attività quotidiane, con una semplice supervisione educativa. Il progetto predisposto dall'architetto Irene Torreggiani, dello Studio Enerplan, rappresentato dal suo presidente, Corrado Faglioni, riflette questo criterio: spazi comuni (cucina collettiva, zona soggiorno e ufficio) al piano rialzato, camere con bagno privato al primo piano e nel sottotetto e taverna per momenti ricreativi comuni nell'interrato. "E' l'accoglienza aggiornata al nostro tempo e declinata al futuro”, ha riassunto il senso dell'operazione don Massimo Dotti, che con la sua determinazione (“testardaggine in senso benevolo” l'avrebbe poi definita monsignor Manicardi) ha portato a compimento un'iniziativa che ha dovuto scontrarsi con tutte le difficoltà di gestione del Bonus 110, oltre ad aumento dei costi e irreperibilità della imprese. Il presidente Ascari ha inquadrato l'erogazione nei principi guida della Fondazione CR Carpi ricordando come, pur avendo finanziato nel 2023 con 4 milioni di euro 120 progetti attinenti al sociale, si è potuto rispondere solo al 60 per cento delle richieste. Dal canto suo, monsignor Manicardi ha inteso ricondurre l'operazione nella metafora biblica della vigna che è vita e i cui tralci si estendono, protendendosi verso il sole. La vicenda di Mamma Nina si può assimilare a uno di questi tralci portatori di vita, ha detto, se si considera l'amore che i carpigiani hanno riversato, e per tanti anni, sull'istituzione voluta dalla beata che, dopo aver dato mamme, impersonate dalle suore, alle bambine e ai bambini che non l'avevano, ora vede continuare la sua opera, proprio come fece il fratello, Don Zeno, inventando mamme per piccoli che ne erano privi.