Parla l’addetto di una fra le prime agenzie di food delivery sbarcate a Carpi

Io, rider nella nuova dimensione del lavoro

È un lavoro completamente nuovo quello di quanti fino a poco tempo fa chiamavamo “pony express”. Oggi non sono più i fattorini a portarci la pizza a casa in sella a un motorino, ma i rider che, impiegati del food delivery, sfrecciano su a bordo di bike o scooter, il cui arrivo è selezionato da un dispatching automatico che, tramite gps, indica loro la destinazione. Si è scherzato, utilizzando un linguaggio poco orecchiabile, per rendere l’idea della distanza abissale che separa i “vecchi” pony express dai rider, cartina al tornasole di quanto il mondo del lavoro stia cambiando ancora una volta. Questi ultimi sono decine di migliaia, oggi in Italia, e vengono impiegati da piattaforme online di consegne di cibo a domicilio – Deliveroo, Foodracers, Glovo, tra le tante – o come collaboratori o come lavoratori autonomi. Prediletto dai giovani come lavoro extra, quello del rider porta a guadagnare una media mensile di 800 euro. La differenza rispetto alla tradizionale Gig economy (l’”economia dei lavoretti”, saltuari e a richiesta) è però che ad assegnare l’incarico al dipendente, oltre a un punteggio legato alla sua affidabilità e disponibilità, è un algoritmo e non, ad esempio, il titolare di una pizzeria al taglio. Il lavoratore scala una specie di classifica basata sulla velocità media e sul numero di ore effettuate e, in base a questa, diventa o meno meritevole di ottenere più turni e più consegne. Insomma, più corri, più lavori. Questo è la app economy, che corre parallelamente alla gig di cui sopra e dove tutto viene gestito in modo virtuale, ma creando lavoro reale. Si mette una firma digitale sul contratto e si è pronti a iniziare, senza formazione o affiancamento. 

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