Insediato il Consiglio comunale uscito dalle urne. Schieramenti scontati, ma Forza Italia si astiene sul programma di mandato

Le tenebre che il protrarsi della solenne seduta di insediamento del Consiglio comunale è riuscito a far scendere sul cortile di Palazzo Pio nonostante si sia ancora dalle parti del solstizio d'estate, hanno accompagnato il lento fluire del pubblico ridottosi via via a poche decine di persone dalle 150/200 accorse inizialmente. Tramortita da votazioni, conti delle mani alzate e controvotazioni per l'immediata esecutività ripetute per una mezza dozzina di volte, la gente poco a poco è sfollata: una metafora della pesantezza della vita democratica, quando incanala gradualmente gli slanci entusiastici delle campagne elettorali nei rigidi rituali della rappresentanza al servizio dell'amministrazione. E, se si vuole, un'anticipazione delle future, lunghe serate solitarie del massimo consesso civico, quando a seguirne i dibattiti su delibere, mozioni e interrogazioni, la rappresentanza si riduce a non più di qualche anima dispersa fra le sedie del pubblico e a dieci/dodici spettatori da remoto dello streaming. Nella sostanza, dunque, la serata ha restituito un Sindaco eletto che ha giurato sulla Costituzione, una Giunta a sette più lui designata dal medesimo, con le relative deleghe, un Presidente del Consiglio comunale largamente previsto che è risultato Andrea Artioli dell'Alleanza Verdi Sinistra con Vice Federica Boccaletti di Fratelli d'Italia e la presa d'atto che i gruppi consiliari, da cinque che erano, sono diventati sette per effetto della decisione di chi si è coalizzato, di de-coalizzarsi. Niente di politico, sia ben chiaro: solo un non so che di voglia di tornarsi a distinguere, dopo aver portato l'acqua al comune candidato e pur restando nei rispettivi perimetri. La coalizione di centro destra è diventata dunque il gruppo Fratelli d'Italia (capogruppo Annalisa Arletti), della Lega, con Giulio Bonzanini capogruppo, e di Forza Italia, con Michele de Rosa. Dalla parte opposta, ed è la novità più ragguardevole, il gruppo Pd, guidato da Paola Borsari, non assorbirà, come nel mandato precedente con la Carpi 2.0 di Rossano Bellelli, la lista del sindaco Riccardo Righi, Carpi a Colori, che sarà sua alleata, ma distinta, con proprio capogruppo Marco Di Nardo, visto per la prima volta senza cappellino, mentre farà gruppo, almeno nelle Commissioni, anche Avs. Partito, gruppo e coalizione coincidono invece perfettamente dalle parti di Monica Medici, che li rappresenta tutti e tre come Carpi civica. segue

 

Votazioni non proprio scontate, nella circostanza, va detto. Il rituale di cortesia che prevede il voto favorevole di tutti a Presidente e Vice, essendo il primo espressione della maggioranza e il secondo della minoranza, con la sola astensione dei diretti interessati, ha registrato un voto contrario ad Artioli dai banchi di Fratelli d'Italia. E in quello più politico, sulle Linee programmatiche di mandato delle quali Riccardo Righi ha reso ampia lettura, il consigliere di Forza Italia Michele De Rosa si è distinto dal resto del centro destra, ovviamente contrario, decidendo invece di astenersi. Le Linee programmatiche si sono portate via una buona ventina di minuti. Basti dire qui che Righi ha voluto porre molto l'accento sulla partecipazione, sulla volontà di essere il sindaco di tutti, sulle aspettative di una città che è abituata a vedersi al meglio e che compito della nuova Amministrazione sarà quello di darglielo. Ha molto insistito sulle mutazioni dirompenti che hanno caratterizzato Carpi, ricorrendo alla metafora della navigazione e del marinaio che deve avere sempre una bussola, una direzione per potersi indirizzare verso gli orizzonti lontani (i grandi progetti, l'ospedale, la bretella, il Pnrr, l'infrastrutturazione della città) senza peraltro dimenticare le mete vicine, come la manutenzione della città, la messa in ordine di parchi, aiuole e marciapiede, la pulizia dei cestini. Guardare lontano, ma vedere anche vicino, pensare in grande, ma non trascurare il piccolo: questi, ha voluto ribadire, saranno i punti cardinali del suo governo. Nel toccare tutti gli ambiti dell'amministrazione, dalla cultura alla sanità, dalla sicurezza allo sport ai servizi sociali all'assetto del territorio, fino allo sviluppo economico, ha lasciato intravedere anche alcuni progetti: come la Casa delle Donne, uno Sportello della Cultura, un Ufficio Europa per intercettare i bandi europei, un Festival della Memoria e della Pace, una grande struttura sportiva dopo che sarà conclusa la palestra polivalente, il rilancio di feste ed eventi tipici come il Patrono e il Carnevale.

 

 

La metafora della navigazione l'ha ripresa Annalisa Arletti, sottolineando che un buon marinaio deve conoscere i venti e le stelle, ovvero la città, così come – e qui la metafora della rappresentante di Fratelli d'Italia ha sfiorato l'autogol, pensando a qualche gaffe ministeriale – Cristoforo Colombo scrutava l'oceano. Per dire, insomma, che le sfide saranno tante per amministrare una Carpi che, a conoscerla bene, non è affatto migliorata in questi ultimi anni e per la quale auspica che ci sia più ascolto anche dei pareri delle minoranze. Fulmineo, quanto tranchant è stato l'intervento di Monica Medici (Carpi civica), afflitta da dolorosa afonia che non ha smorzato però la sua forza polemica nei confronti di un programma da lei definito "un compendio del buon amministratore”, valido per qualsiasi città, e privo di indicazioni concrete sugli obiettivi da raggiungere. Serve discontinuità, ha rincarato Bonzanini per la Lega, che ha trovato "retorico e poco concreto" il discorso programmatico di Righi. Dopo aver promesso impegno soprattutto in direzione di cultura, sport e giovani, ha annunciato una opposizione costruttiva il consigliere De Rosa, di Forza Italia, unico capogruppo esordiente insieme a Di Nardo, di Carpi a Colori, che ha rimarcato a propria volta alcuni passaggi della relazione del Sindaco, soprattutto per l'iniziativa sul fronte culturale. Altrettanto ha fatto Paola Borsari, del Pd, pronta a sottolineare il "carattere sfidante” del programma, la sua trasversalità che non lo rinchiude in compartimenti stagni e che rivela anche una buona conoscenza della macchina comunale. Ma a quel punto il buio era già fitto, molti se n'erano già andati e sono rimasti solo pochi attivisti e militanti ad assistere alle votazioni per eleggere i sedici rappresentanti di Carpi nel Consiglio dell'Unione.