Butelli (Siulp): gli stranieri in Italia trovano norme penali meno rigide che nei loro paesi. Intervenire su questo serve più che maggior presidio del territorio

“L’impatto delle sanzioni penali risulta spesso di fatto azzerato, laddove si proceda nei confronti di cittadini stranieri che, oltre a provenire da realtà molto più repressive rispetto all’Italia, hanno poco se non nulla da perdere davanti a sanzioni penali irrisorie". Questo il passaggio centrale di una presa di posizione di Roberto Butelli, segeretario provinciale del Siulp, il Sindacato unitario dei lavoratori di Polizia che ritiene questa spiegazione sulla scarsa deterrenza delle norme prevalente rispetto a ogni altra e anche rispetto alle richieste di maggior presidio del territorio e di maggior passaggio di pattuglie e scopo preventivo. E' anche il motivo, questo, per il quale, sottolinea sempre il Segretario del Siulp, “...nel periodo di circa sei mesi nell’anno 2024, le persone accompagnate in Questura dagli equipaggi della Squadra Volante siano per oltre l’80 per cento di nazionalità straniera”. Non solo, prosegue la nota: dai calcoli effettuati dal sindacato, “...emerge che tra le persone denunciate dalla stessa Squadra Volante, la percentuale di immigrati sfiora il 70 per cento, mentre fra quelle arrestate si assesta intorno al 79 per cento”. segue

Il comunicato prosegue: “Queste percentuali, che riteniamo essere altissime, a parere del Siulp si confermano nell’assunto secondo il quale chi arriva in Italia trova una legge penale assai più morbida e permissiva rispetto a quella vissuta nei paesi d’origine. Non stiamo affatto invocando il carcere per tutti, né tantomeno stiamo chiedendo un regime carcerario più duro di quello esistente, stiamo semplicemente facendo una riflessione su arresti e denunce della Squadra Volante di Modena che, si badi bene, opera spessissimo dietro richiesta di intervento dei cittadini e non di certo per sola iniziativa dei singoli equipaggi. Non serve nemmeno evocare la clandestinità quale giustificazione per la commissione dei reati di questi signori, posto che oltre il 51 per cento di quei soggetti denunciati o arrestati è autorizzato a permanere sul territorio nazionale: lavoro subordinato, attesa occupazione, richiesta di asilo eccetera”.

Il comunicato si sofferma poi sul dato delle carceri di Sant'Anna “...dove su 569 detenuti oltre il 60 per cento sarebbe di origine straniera” a conferma, si legge, di “...un andamento univoco e fortemente caratterizzato”. “Crediamo – conclude la nota del Segretario – sia opportuno avviare una seria riflessione sul fenomeno immigratorio che, è bene ricordarlo, non è omogeneo sul territorio nazionale ma incide molto o moltissimo in alcune aree e poco o addirittura quasi nulla in altre. In tutto ciò, il semplice presidio del territorio, seppur utilissimo per prevenire alcuni reati e come supporto alla successiva fase d’indagine, non può essere più lo strumento unico per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica del Paese”.