Il nuovo Consiglio presbiterale: espressione di una Chiesa fragile e che si mette in discussione

Fuori alcune figure carismatiche, dentro nomi e volti di sacerdoti espressione delle fragilità e delle inquietudini della Chiesa di oggi, con la conferma della sua ormai evidente impronta multietnica. Potrebbe essere riassunto così l'esito della prima fase di rinnovo del Consiglio presbiterale diocesano, iniziatasi il 28 gennaio scorso presso la parrocchia di Quartirolo con l'elezione da parte del clero dei suoi rappresentanti e destinata a essere completata con la designazione dei tre religiosi nominati dal Vescovo. Insieme ai membri di diritto (il Vicario generale, monsignor Ermenegildo Manicardi, il rettore del Seminario, don Riccardo Paltrinieri, e il vicario episcopale per la vita consacrata, padre Ippolito Kuluila) e a don Mauro Pancera, in rappresentanza delle zone pastorali, i sacerdoti che andranno a comporre il nuovo Consiglio sono don Luca Baraldi, eletto dal Capitolo della Cattedrale, don Carlo Bellini, don Massimo  Dotti, don Carlo Truzzi, don Alessandro Nondo Minga, congolese, e don Xavier Kannattu, indiano. Fuori dunque i presbiteri delle antiche certezze e solidità, da don Carlo Malavasi a don Rino Bottecchi, da don Fabio Barbieri a don Ivano Zannoni: fatta eccezione per l'ottantenne don Carlo Truzzi, la Diocesi si dischiude a una generazione di 40/50enni formatisi nel fuoco di una società in cui c'è sempre meno posto per la dimensione del sacro, con l'esautoramento di tutte le figure di intermediazione, comprese quelle religiose, di crisi di molti istituti di comunità a partire dalla famiglia, per non parlare delle vocazioni. Ed è significativa la presenza di due religiosi, uno africano e l'altro asiatico, a conferma – come già nel Consiglio uscente – della rilevanza della componente multietnica, sempre più organizzata e sempre più decisa a contare.

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