C'è tanto di Castagnetti nell'attenzione dell'Europa per Fossoli

Al di là del provincialissimo snobismo manifestatosi sui social, la visita dell’11 luglio prossimo al Campo di Fossoli della Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, e del Presidente del Parlamento di Strasburgo, David Sassoli, acquista un sapore particolare. Che dovrebbe ormai avere poco a che fare con il tema dei pentimenti o delle scuse della tedesca Von der Leyen per l’eccidio del 12 luglio 1944 al poligono di Cibeno. Molta acqua è passata sotto i ponti, in questa prospettiva. E la stessa Presidente, nata nel 1958, appartiene a una generazione che i conti con quel terribile passato li ha fatti, forse perfino meglio di noi. Ecco perché piace piuttosto pensare che la visita abbia il significato di un riconoscimento alla gigantesca opera di recupero e rivalutazione che si prospetta per le baracche e i percorsi di via Remesina.

Carpi ha a lungo sottovalutato l’importanza e il significato di avere, sul proprio territorio, uno dei pochi snodi presenti in Italia del sistema concentrazionario del Terzo Reich. Nonostante il sindaco Bruno Losi avesse trasformato quasi in una questione personale l’impegno a tener vivo il ricordo di quella tragica pagina della storia, facendo allestire una impressionante e ammonitrice mostra sulla deportazione nel cortile di palazzo Pio alla metà degli anni Cinquanta, in piena guerra fredda, il campo è rimasto sempre ai margini delle vicende politico amministrative e culturali della città. Anche la successiva realizzazione del Museo Monumento al deportato ha per così dire “bypassato” la vera, autentica, originale testimonianza di quel dramma storico, emarginata nelle valli fossolesi mentre al Museo veniva riservata la vetrina del più importante complesso monumentale della città. L’uso per i profughi giuliani, prima, e la proprietà demaniale, poi, hanno sempre impedito a lungo all’ex Campo di diventare a propria volta monumento e polo attrattivo di visitatori. Saranno il passaggio alla proprietà comunale (1984, Giunta Cigarini); i “35 progetti per Fossoli” prodotti dal concorso internazionale del 1990 (Giunta Bergianti); il “progetto memoria” di Brunetto Salvarani con la creazione della Fondazione (1996); i primi, massicci lavori manutentivi e il restauro di una baracca (2001-2004) a scandire le tappe della progressiva presa di coscienza da parte della città dell’enorme potenziale – storico e di testimonianza, certo, ma anche turistico ed economico – rappresentato dalla valorizzazione del Campo. Fino alla dichiarazione di bene di interesse storico rilasciata dal Decreto legge 42 del 22 gennaio 2004. 

Ma se di una svolta si può davvero parlare, collegandola anche al prestigioso omaggio che stanno per rendere al Campo le massime autorità europee, questa è in buona parte da attribuire all’ex parlamentare Pierluigi Castagnetti. Presiede la Fondazione dal 2015: sei anni durante i quali, grazie anche alla direttrice Marzia Luppi, la Fondazione ha ritrovato una continuità nel lavoro scientifico che ne hanno fatta un soggetto culturale molto attivo e capace di portare lontano il nome di Fossoli e quello che significa. Non solo, ma è la struttura stessa del Campo che ha potuto usufruire di risorse mai ottenute prima d’ora in queste quantità e al termine di un percorso fruttuoso, quanto silenzioso e discreto. Al punto che occorre andare a frugare nelle tante carte che accompagnano il progetto da 3,5 milioni per la conservazione e la valo-rizzazione del Campo per trovare la firma del tecnico – l’architetto e ingegnere Paolo Faccio, dello Studio Faccio Engineering – il cui nome resterà inciso per sempre nella storia della struttura, al pari di quello degli architetti Marcella Borghi Cavazza, Cristina Costantini, Francesca Pasqual, Caterina Rendena, Mattia Rizzi, Alberto Pasetti, Marcello Milone, dell’ingegner Dario Comunian e del perito agrotecnico Ezio Giacomelli che a vario titolo vi hanno collaborato. Altri nomi che si legheranno questa volta alla realizzazione del futuro Centro visitatori saranno quelli degli architetti Gaetano Marzani, Paolo e Vincenzo Vandelli, Domenico Biondi e Francesca Ferrari, dello studio di Sassuolo Progettisti associati, incaricato dal maggio scorso di produrre un progetto di fattibilità tecnica ed economica sulle linee tracciate dai tecnici comunali. L’opera da un milione di euro è finanziata per metà dalla Regione e per metà ancora dallo Stato ed è lecito collegare anche questo sbocco al prestigio, alle relazioni im portanti e all’impegno personale del presidente Castagnetti.Proprio lui ha previsto che, al termine dei lavori, la struttura arriverà ad attirare centomila visitatori. A giudicare dalle promesse fatte, e finora mantenute, c’è da credergli.