Carpi si è stretta a monsignor Elio Tinti per l'ultimo addio. Un ricordo del Direttore

In una Cattedrale gremita di folla, segno della grande benevolenza e simpatia che gli hanno sempre tributate i carpigiani, si sono svolte oggi le esequie di monsignor Elio Tinti, Vescovo di Carpi dal 2000 al 2011, venuto a mancare il 21 settembre scorso all'età di 88 anni. Le ha celebrate monsignor Erio Castellucci che ha voluto ricordare, dello scomparso, soprattutto la gioia con la quale ha sempre professato la propria fede e la fiducia che ha saputo manifestare verso la gente, ricevendone a propria volta grandi testimonianze di affetto. Il rito funebre di Carpi è seguito alla celebrazione eucaristica esequiale che si è tenuta stamane nella Cattedrale di Bologna alla presenza del cardinale Matteo Zuppi. Al termine ella cerimonia, alla quale hanno presenziato i sindaci delle Terre d'Argine, le autorità militari e tanti religiosi, fra i quali il successore di Tinti a Carpi, monsignor Francesco Cavina, il feretro, secondo la volontà dello stesso monsignor Tinti, è stato tumulato nella Cattedrale di Santa Maria Assunta.

 

Monsignor Tinti: un ricordo del Direttore  

"Eh, il sasso in piccionaia...”: ci accoglieva quasi sempre così, monsignor Tinti, il sorriso gioviale e la testa inclinata accompagnata dal classico accennare della mano a qualche cosa di birichino, quando per qualche circostanza ufficiale o per qualche casualità accadeva di incontrarci. Per poi aggiungere subito dopo: “Ma fai bene, fai bene... Ci vuole qualcuno che lo faccia”. Sono cronache remote, ma ci pare di ricordare che la "birichinata" maggiore in cui incorremmo nei suoi confronti furono le critiche cui lo sottoponemmo per aver ostacolato nella ex corte Paltrinieri la realizzazione di una struttura per l'accoglienza di soggetti con fragilità psichiche di iniziativa della Kos del Gruppo Cir. Le suore del nido di Santa Croce inorridirono al solo pensiero, monsignor Tinti si schierò con loro e contro la società dell'ingegner Carlo De Benedetti e la presidente dell'Opera Pia, Giliola Pivetti, che era invece favorevole e che così si giocò il posto. Cose di casa, insomma: ma da allora, quelle parole e quel gesto fecero da sfondo a ogni nostro incontro, puntualmente risolto in una forte stretta di mano e in affettuose cordialità. Dopo che divenne emerito, per traferirsi a Bologna, sparito dalla vista, ma non certo dai ricordi dei carpigiani, di monsignor Tinti abbiamo avuto per anni solo notizie saltuarie e frammentarie, soprattutto sulle sue sempre più preoccupanti condizioni di salute. Finché lo abbiamo rivisto in città, seduto in carrozzina, ma calorosamente disponibile e sorridente come sempre sotto la coppola nera, in occasione della mostra su don Ivo Silingardi (novembre 2021). Non volendo perdere l'occasione di andarlo a salutare, ci facemmo largo tra la piccola folla che si era radunata festosa intorno a lui e, una volta raggiunto, ci siamo inchinati per stringergli la mano. E lui, scoppiando in una risata fragorosa: “Eh, quello del sasso in piccionaia”. Questa volta senza allusioni a birichinate, ma solo all'insegna di un insolito e divertito ritrovarsi fra vecchi amici e sodali di tanti temi condivisi, magari non dalla stessa parte.