Andrea Fava (La Fonte): ''Inversione di tendenza verso il vuoto a rendere''

Acqua: è cominciata la rivincita del vetro

Il vetro, materiale antico, oggi è più moderno che mai, soprattutto in questo momento sempre più plastic free. Materiale riciclabile al 100 per cento e all’infinito senza mai perdere le proprietà originarie, il suo utilizzo vede oggi soprattutto nella produzione di bottiglie un rilevante aumento: in Italia nei primi nove mesi del 2019 ha infatti registrato un 5,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018 (dato del primo Rapporto di Sostenibilità di Assovetro, l’Associazione nazionale degli Industriali del Vetro aderente a Confindustria): un trend che non diminuisce, ma al contrario cresce in modo esponenziale. Complice una maggiore attenzione all’ambiente e alla salute personale, sono in tanti quelli che oggi optano per il consumo di acqua in vetro a rendere, un po’ più costosa rispetto a quella in plastica, ma più economica sotto molti altri aspetti. Abbiamo chiesto delucidazioni in merito ad Andrea Fava della ditta La Fonte, distributore di bevande in vetro con sede a Carpi e Correggio. «Negli anni Ottanta le aziende come la nostra erano una decina in città, ora ne rimangono tre – racconta –. Si vendeva solo vetro a rendere, esisteva solo quello. Poi, con l’introduzione della plastica su larga scala, il nostro spazio è diminuito. La politica delle grandi superfici di vendita quasi da subito è stata quella di usare l’acqua come prodotto civetta: la consumano tutti, è un prodotto che costa poco e quasi sempre è venduta sotto costo. I volumi di acqua in vetro, allora, sono drasticamente diminuiti e conseguentemente anche le aziende che fanno il nostro mestiere». Oggi, invece, si diceva che c’è un’inversione di tendenza. «Questo avviene per mille motivi, oltre che ecologici, anche di comodità – continua Fava –. Innanzitutto la qualità del prodotto: il vetro è sterile e impermeabile, a differenza della plastica che è permeabile e non garantisce un riutilizzo duraturo. La qualità dell’acqua minerale in vetro poi è indiscutibile, soprattutto grazie alle nuove tecnologie che garantiscono sicurezza al 100 per cento su ciò che beviamo. Dopo di che, il vetro a rendere, anche se effettivamente costa un poco di più, ha in sé anche una componente di comodità: se per molti rimane comodo comprare e buttare, ora che ci troviamo in casa tanti contenitori della raccolta differenziata è ancora più comodo avere la nostra cassettina di acqua in vetro che ci viene riempita, consegnata e portata via». La rinascita del vetro non è cosa semplice per tutti, però. «Veniamo da 30 anni durante i quali le fonti hanno investito principalmente in plastica, che si vendeva di più – prosegue –. Adesso si trovano in difficoltà: riconvertire gli impianti al vetro è molto costoso e per nulla facile. Se produci una bottiglia in plastica compri la preforma, l’etichetta e il tappo e finisce lì; produrre in vetro richiede investimenti molto maggiori. Non sono cose che si fanno dall’oggi al domani». Sì, perché oltre alle spese di produzione, nel caso del vuoto a rendere ci sono anche tutti i costi collaterali. «Nel momento in cui l’autotreno ci porta l’acqua da vendere, rendiamo le casse vuote, che vengono riportate all’impianto – spiega Fava –. Qui vengono pulite in una lavatrice industriale che esegue sei lavaggi con soda caustica e tre risciacqui, di cui l’ultimo con acqua minerale. A questo punto si reimbottiglia, si etichetta e ricomincia. Questo fino a 50 riutilizzi. Una tecnologia di alto livello». Un dato per capire: La Fonte quest’anno ha raggiungo i sei milioni di bottiglie di vetro vendute in un’area che va dalla Bassa modenese fino a Reggio Emilia. «Un più 15-20 per cento – conclude Fava –, che ci ha portato ad aumentare le nostre forze e a fare investimenti. Chi ha tenuto duro negli anni, è sopravvissuto». Con beneficio di tutti. 

 

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