Ma l'Oltreferrovia non è solo un grande Parco

Ballano le cifre, nel turbine tempestoso che sta avvolgendo l'Oltreferrovia e il parco Lama, per il quale, nel volgere di poche ore, si sono registrate diverse prese di posizione sui social, un comunicato dell'Associazione Parco Lama (dalla quale ha annunciato di essersi dimesso Lorenzo Paluan) e una nota stampa del CarpiGolf di Andrea Gandolfi. C'è intanto il ricorrente raffronto con il parco della Memoria di Correggio, del quale si è sempre parlato di 170 mila metri quadrati comprensivi tuttavia dei 50 mila circa tra piscina comunale e pista di atletica leggera: comunque una superficie ritenuta polemicamente incommensurabile, rispetto ai 72 mila metri quadrati dell'Oltreferrovia. Ma al di là del parco, la superficie complessiva adibita a verde pubblico del comparto, c'è scritto nella Relazione, arriva a 82 mila metri quadrati: verde, senza il "lordo” di impianti sportivi e non proprio assimilabile ai 60 mila metri quadrati del parco di via Magazzeno, al quale lo si è voluto accostare per dire che sì, insomma, non è poi tutta quella superficie enorme che si vuol, fare credere. L'incommensurabilità si riduce soprattutto quando si parla di alberi che nel parco correggese ammontano a mille, mentre nell'Oltreferrovia ne sono previsti 1.237, più 1.700 arbusti, sempre stando alla Relazione.

Non è chiaro, invece, da dove il Sindaco abbia ricavato una superficie di 100 mila metri quadrati, sempre riferiti al futuro parco, dei quali parla nell'annunciare la conferenza di oggi pomeriggio: forse ha incluso l'area di cessione limitrofa del futuro comparto C5; forse l'area verde circostante il Consorzio che entrerà a buon diritto nell'intera operazione. Perché sta qui, il punto al quale torneremo dopo un breve esercizio di memoria. La variante al comparto C6 altro non è che una modifica a un piano esistente, approvato il 5 agosto 2013 (in agosto, si badi). Non è dunque un'invenzione di oggi, non si parte da un terreno agricolo che qualcuno vuole trasformare in edificabile. Edificabile lo era già per il Prg del 2000 (e con poche opposizioni a parte Legambiente) e lo ha confermato, per quel comparto, il citato strumento urbanistico che anche la nuova legge urbanistica regionale riconosce fra quelli che possono essere portati a termine, in deroga al principio del non consumo di suolo. Nonostante poi da più parti, in tutto questo tempo, si sia contestata la irreversibilità dei diritti acquisiti in materia di strumenti urbanistici, nessuno mai si è preso la briga di andarci fino in fondo, cercando un punto fermo fra sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, forse perché non esiste. Quello strumento era il piano della Cmb, contestato nel marzo e nel maggio 2013 dalle minoranze e anche da qualcuno nel Pd. Si ammetteva che il soggetto attuatore edificasse residenze sulla via Tre Ponti, lasciando al Comune come area di cessione il parco; ma si riteneva intoccabile lo stradello Corbolani sul quale Cmb aveva previsto invece di realizzare parte della cubatura cui le dava diritto l'area del comparto. Quel piano passò con un compromesso: la Cmb avrebbe avuto sette anni di tempo per trovare il modo di trasferire i propri diritti di cubatura. Cosa che non è mai avvenuta, come ben si sa. E' curioso, dunque, che oggi si metta in discussione quella scelta residenziale sulla via Tre Ponti compromissoria fin che si vuole, per qualcuno inaccettabile, ma che almeno a livello di pronunciamenti ufficiali, compresa l'Associazione Parco Lama, fu ritenuta indispensabile per smuovere qualche cosa.

E qui veniamo al punto in sospeso rappresentato dal nodo Consorzio, stazione, sottopasso. La Fondazione ha scelto di acquisire una parte del C6, sostituendo alle residenze previste da Cmb su via Corbolani la futura sede universitaria che darebbe continuità anche al tecnopolo che ha in animo di realizzare nel Consorzio. Quella continuità ha un luogo simbolico nella piazza che il progetto presentato prevede nel gomito di via Corbolani e che sarà tre cose contemporaneamente: il punto d'arrivo del prolungamento del passaggio sotto i binari che collegherà l'Oltreferrovia alla città, come mai è avvenuto prima d'ora; il “sagrato” dell'Università e del Consorzio/Tecnopolo; lo spazio di rispetto per l'affaccio a est della stazione ferroviaria del quale si parla da anni essendo quello a ovest divenuto asfittico. Perché ricordare tutto questo? Perché la variante al C6, innestandosi con l'iniziativa di Fondazione, Università e Comune, sposta il piano della discussione dalla semplice realizzazione di un grande parco a una proposta urbanistica complessiva sull'Oltreferrovia, quella che si richiedeva da tempo, dopo che – complice anche uno studio del Politecnico di Milano – si è capita l'importanza che i binari possono avere per Carpi e dopo che la città è stata chiusa anche a est dalla tangenziale di via Cavata. Il grande parco, comunque, c'è, mantiene la vista dello skyline ed è più ampio di tutti quelli esistenti in città. Solo, andrebbe visto nel complesso degli obiettivi citati e in un'ottica che vorremmo definire da “realismo visionario”.