Alla scoperta dell'Arcigay del capoluogo, nei giorni caldi del Dl Zan,

Uno spazio arcobaleno a Modena

di Riccardo Chiossi

Aspettando il voto in Senato, l’approvazione del ddl Zan rimane in bilico. Il clima di urla e insulti del primo dibattimento a Palazzo Madama di martedì 13 luglio lascia immaginare un iter di approvazione ancora molto lungo e tortuoso. Nonostante ciò, la legge incontra grande favore tra i mass media, sensibilizza l’opinione pubblica e mobilita le comunità italiane LGBT. A Modena è attiva l’organizzazione Arcigay - Matthew Shepard, chiamata così in ricordo del giovane studente inglese omosessuale massacrato di botte fino alla morte nel 1998 da alcuni spietati assalitori. L’associazione della provincia modenese nasce nel 2000 in uno spazio condiviso ai palazzi di vetro del quartiere Modena 2, per poi spostarsi definitivamente quattro anni dopo in via 4 novembre, nelle adiacenze de “Lo Spazio Nuovo”. L’Arcigay di Modena conta circa 60 iscritti tra semplici attivisti e dirigenti organizzatori. Francesco Donini è il Presidente della sezione modenese dal 2018: «La mia avventura come presidente è cominciata tre anni fa e solo un anno dopo abbiamo organizzato il primo Gay Pride di Modena. E’ stata un’emozione fantastica e anche un gran fatica, perché realizzare un evento del genere in una città di provincia è sempre molto difficile. Al pride – continua Francesco – hanno partecipato circa 25mila persone. Un successo impensabile». Uno spazio di aggregazione e salute molto importante, la sede modenese: «Prima delle restrizioni causate dal Covid c’erano molte attività, tra cui per esempio il gruppo salute – continua – che aiuta chi è affetto da malattie sessualmente trasmissibili come HIV, epatite e sifilide. Durante questi mesi abbiamo creato il telefono amico per stare vicino a chi si trovava in difficoltà”. Curiosa considerazione è che dal giorno della sua fondazione sino a qualche anno fa l’Arcigay di Modena fosse frequentato quasi esclusivamente da uomini e ragazzi, cosa che si è ribaltata poco a poco negli anni, tant'è che ora prevalgono le figure femminili. Tra le attiviste pilastro c’è Angelica Polmonari, esperta di diritti umani ed ex assistente parlamentare di Cecile Kyenge: «Io sono arrivata nel 2018, un anno prima del Gay-Pride organizzato a Modena. E’ stata un’esperienza bellissima, tra le 25mila persone che hanno partecipato c’eravamo anche io e mia madre. Un momento unico». Una legge simile al ddl Zan è già presente in vari paesi europei: «Verissimo. E va sottolineato che in nessuno degli altri stati membri in cui è una legge simile non state messe in pericolo le libertà di nessuno. Le uniche modifiche – prosegue Angelica – vanno in aggiunta a delle discriminazioni che già ci sono». L’articolo 2 del ddl Zan integra infatti la legge Mancino con queste parole “...oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”.