Sul progetto tesi di laurea magistrale di Federico Diacci

Un Parco Lama di campi

Lo studio condotto per il corso di Architettura del Paesaggio a Firenze “La mia idea? Un parco agricolo che unisca città e campagna periurbana”

Carpi – Il Parco Lama è ancora inciso soprattutto nel futuro della città. Nel frattempo, è già diventato materia di una tesi di laurea che ha colto lo spunto fornito dall'Associazione promotrice del progetto, per tracciarne uno proprio. Autore della tesi, dal titolo “Il Parco Lama a Carpi, tra città e campagna”, è lo studente carpigiano Federico Diacci, 26 anni, che ha conseguito la laurea magistrale in Architettura del Paesaggio, relatore Carlo Carbone, presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Firenze con il punteggio di 110. «Il particolare corso di laurea – spiega il neo dottore – è interfacoltà, nel senso che si colloca tra le facoltà di Agraria, che ho frequentato per conseguire la laurea triennale in Scienze del territorio, e quella di Architettura, dove ho sostenuto, fra gli altri, esami di Urbanistica, Progettazione di spazi aperti, Sistemi ecologici, Progettazione del verde» A chi è venuta l'idea di una tesi sul Parco Lama? «L'argomento l'ho proposto io nel marzo 2012, al professor Carbone. Leggendo del movimento che si è creato in città intorno al progetto, ho pensato che fosse in perfetta coerenza con il mio campo di studi. Il docente mi ha suggerito di prendere contatti sia con l'Associazione che con l'Amministrazione comunale. Cosa che ho fatto, incontrando Maurizio Marinelli e l'assessore Simone Tosi. C'è stato qualche intoppo per via del terremoto, ma poi il Comune è stato in grado di fornirmi tutti i materiali d'archivio e la cartografia che avevo richiesta, per cui a dicembre ho potuto laurearmi» Dai contatti che ha preso, che impressione si è fatto? «Marinelli e Tosi mi hanno spiegato le rispettive intenzioni. Io è come se mi fossi trovato in mezzo: e da questa posizione posso dire che un punto di incontro è possibile» In che senso? «Nella tesi ho cercato di proporre una mia soluzione che permetta di tradurre nel concreto quell'idea, senza incorrere in eccessivi costi di realizzazione e manutenzione» Sentiamo… «Sono partito da una considerazione diversa di quella specie di limbo che è normalmente considerato lo spazio agricolo negli immediati dintorni di una città, le cosiddette aree periurbane» Che sono quelle in cui la città non è più città, ma non è ancora campagna… «Un classico non luogo del quale propongo di valorizzare i caratteri agricoli al duplice scopo di fermare l'espansione dell'edificato e di accorciare la filiera tra produttori e consumatori dei prodotti della campagna. In altri termini, la mia idea per buona parte dell'area periurbana dell'Oltreferrovia è di crearvi un parco agricolo, come è avvenuto in diverse città europee dove, scrivo nella tesi, “si è assistito al rafforzamento del rapporto con la campagna parallelamente alla nascita degli orti urbani e alla multifunzionalità della ziende agricole che sono diventate agriturismi, offrendo ristorazione, accoglienza e vendita di prodotti coltivati sul posto”» Ci descrive in sintesi come vede il Parco Lama come parco agricolo? «Il suo punto di forza sta nel ricalcare lo schema della centuriazione romana che ha condizionato il disegno della città e di cui resistono tuttora numerose tracce. Da esse è possibile ricostruire il reticolo, sia con il modulo base dell'heredium (un quadrato di 71 metri di lato, ndr), sorta di stanza ognuna specializzata con una diversa coltivazione, sia con la disposizione dei percorsi e delle cavedagne. Date le caratteristiche del terreno, ho calcolato che nelle diverse stanze sia possibile variare le produzioni, fino a ruotarvi una quindicina di specie colturali. Quanto ai percorsi, oltre alle numerose piste ciclabili, il principale è una diagonale costituita da un viale d'acqua fiancheggiato da due percorsi ghiaiati sulle sponde e ombreggiato da due filari di pioppi e che arriva al cavo Lama, partendo dall'elemento generatore: uno spazio per un mercato di prodotti agricoli ricavato a ridosso della stazione e dell'ex Consorzio, a sua volta recuperato per iniziative ed eventi, come spazio start up per giovani imprese e sede dell'Ente che dovrà gestire il parco agricolo. Il parco urbano più tradizionale sorgerebbe invece tra la stazione e via Tre Ponti» Questo è il futuribile, come è giusto che sia in una tesi di laurea. Ma in un futuro un po' più vicino c'è il piano particolareggiato di Cmb… «Costruire su via Corbolani comprometterebbe l'intero piano, ma una possibile mediazione, intravista anche dai promotori del Parco, sta nella perequazione, cioè nel compensare Cmb dei diritti edificatori che perderebbe qui. La mia proposta sarebbe quella di lasciarle costruire di più lungo la via Tre Ponti. Il Comune ha comunque già fatto sapere che prima di partire su via Corbolani Cmb dovrà realizzare il parco che essa prevede nel piano particolareggiato» L'Associazione Parco Lama non farebbe salti di gioia. Ma restando alla tesi e al primato che lei assegna all'uso agricolo del parco: che cosa direbbe ai proprietari coltivatori che si aspettano solo che anche i loro terreni vengano prima o poi resi edificabili? «Che l'agricoltura ha ancora possibilità se la si vede in termini diversi, vale a dire non solo come produzione primaria, ma anche come vendita diretta di prodotti e come erogazione di servizi. E non c'è nulla di meglio, per sperimentarla, di un'area agricola a ridosso della città».
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