È autore dell’inchiesta “Veleno” sui casi accaduti nella Bassa tra il 1997 e il ‘98

Trincia, più che di affidi si parli delle audizioni

«Chi parla solo di affidi non ha capito niente – commenta Pablo Trincia, intervenendo nel dibattito mediatico e politico che si sta agitando da diversi mesi sul tema – : il problema non sono gli affidi, ma il modo in cui vengono eseguite le audizioni dei bambini e che possono essere usate in mille situazioni diverse, come nel caso di Rignano Flaminio in cui erano coinvolti tre maestre, una bidella e un autore tv, tutti assolti dalle presunte accuse di abusi. O in situazioni della realtà quotidiana che pesano di più, come per esempio quando si separano i genitori». Il giornalista, milanese di adozione, diventato famoso per aver esordito televisivamente per il programma Mediaset “Le Iene” mentre oggi lavora come inviato per il programma “Chi l’ha visto?”, ha realizzato diversi importanti reportage (per due dei quali è stato insignito del premio Ilaria Alpi) fra cui “Veleno”, quello più dibattuto: si tratta dell’audio- inchiesta, apparsa in sette puntate su Repubblica.it, realizzata insieme ad Alessia Rafanelli e poi diventata un libro, che ricostruisce il caso di cronaca avvenuto tra il 1997 e il 1998, quando sedici bambini tra i comuni di Massa Finalese e Mirandola vennero allontanati per sempre dai genitori per presunti abusi e riti satanici che secondo l’accusa erano opera di una banda di pedofili soprannominati “diavoli della Bassa modenese”. «Dopo l’uscita del libro – racconta Trincia – pensavamo fosse finita lì: la Procura di Modena si era espressa in toni critici, facendo capire che non era giusto rivangare un dolore passato. Poi invece la Procura di Reggio Emilia, che aveva già seguito il podcast che aveva creato un humus fertile, decise di capire meglio cos’era successo, anche perché nel frattempo si era vista arrivare strane e troppe segnalazioni che assomigliavano ai casi raccontati in “Veleno”. Per esempio era implicata la stessa onlus Hansel e Gretel con un network di nomi che tornavano nelle due vicende (quella della Bassa modenese e quella di Bibbiano). Da quel momento l’inchiesta ha prodotto un altro impatto». 

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