La scuola italiana perde punti alle prove Invalsi

La pandemia e la Dad hanno fatto danni enormi sull'apprendimento dei ragazzi, soprattutto alle superiori. Il quadro emerge dal Rapporto Invalsi pubblicato alcuni giorni fa. Esso ha preso in esame i risultati delle classi Seconde e Quinte della scuola primaria, Terza della secondaria di primo grado e ultima classe della secondaria di secondo grado. Oltre due milioni e 100 mila gli studenti che hanno sostenuto le prove: le prime rivolte a tutti gli studenti dopo lo scoppio della pandemia con l’obiettivo di misurare su larga scala gli effetti sugli apprendimenti di base (italiano, matematica e inglese), conseguiti dopo lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. 

Una considerazione, innanzitutto. E’ la scuola primaria ad aver garantito risultati analoghi a quelli riscontrati nel 2019. Ciononostante, alcune indicazioni lasciano intravedere aspetti problematici che, nel ciclo secondario, determinano risultati molto diversi sul territorio nazionale e tra le scuole, specie per quanto riguarda la matematica, materia nella quale si osserva un leggero calo del risultato medio complessivo e una piccola riduzione del numero degli allievi che raggiungono risultati buoni o molto buoni, soprattutto al Sud, dove la scuola fatica maggiormente a garantire uguali opportunità per tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi. 

 

Salendo di grado, aumentano le criticità. Alle scuole medie, rispetto al 2019, i risultati del 2021 di italiano e matematica sono più bassi: il 39 per cento degli studenti non ha raggiunto risultati adeguati in italiano (+5 per cento rispetto a 2018 e 2019) e il dato sale al 45 per cento in matematica (+5 per cento rispetto al 2018 e +6 per cento al 2019). In tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli.


Anche alla scuola secondaria di secondo grado (le superiori) i risultati del 2021 di italiano e matematica sono più bassi rispetto a quelli dell’anno precedente. Il 44 per cento degli studenti non ha raggiunto risultati adeguati in italiano e il dato sale al 51 per cento in matematica (+9 per cento in entrambi i casi).

Sono il 9,5 per cento, ovvero oltre 40 mila i giovani di 18-19 anni, coloro escono da scuole senza competenze, impreparati: "sono la metà della città di Ferrara - ha fatto notare Roberto Ricci, responsabile nazionale delle prove Invalsi - un terzo di Modena".


Il calo è generalizzato in tutto il Paese – sebbene sia principalmente al Sud che oltre la metà degli studenti non raggiunge la soglia minima di competenze in italiano, con picchi di oltre il 70 per cento in Campania, Sicilia e Puglia per quanto riguarda la matematica - e solo la Provincia autonoma di Trento rimane sopra alla media delle rilevazioni degli anni precedenti. La quota di studenti sotto il livello minimo cresce di più tra gli studenti socialmente svantaggiati e presumibilmente anche tra quelli immigrati.


 

La pandemia potrebbe avere aggravato il problema della dispersione scolastica, soprattutto nelle sue componenti più difficili da individuare e quantificare. La disponibilità di dati censuari sugli apprendimenti, confrontabili su base nazionale, permette di individuare quegli studenti che escono dalla scuola senza le competenze fondamentali, quindi a forte rischio di avere prospettive di inserimento nella società non molto diverse da quelle di chi non ha terminato la scuola superiore, una forma di dispersione scolastica definita implicita o nascosta.
Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7 per cento, vale a dire che il 7 per cento degli studenti delle scuole italiane in quell’anno ha conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, ma con competenze di base corrispondenti al massimo al termine del primo biennio delle superiori, quando non addirittura alla fine del primo ciclo d’istruzione. Purtroppo, la pandemia ha aggravato questo fenomeno e la percentuale della dispersione scolastica implicita ha raggiunto il 9,5 per cento, mentre in alcune regioni del Sud ha superato ampiamente valori a due cifre (Calabria 22,4 per cento, Campania 20,1 per cento, Sicilia 16,5 per cento, Puglia 16,2 per cento, Sardegna 15,2 per cento, Basilicata 10,8 per cento, Abruzzo 10,2 per cento). Un fenomeno particolarmente preoccupante poiché nelle stesse regioni anche il numero di dispersi espliciti (coloro che hanno abbandonato la scuola prima del diploma) è considerevolmente più alto della media nazionale.