Come è evoluto il Progetto che dal 1994 ha coinvolto 700 bambini

Chernobyl: l'aiuto c'è ma si fa in Bielorussia

Intorno all’1:20 del 26 aprile 1986, nel reattore numero 4 della centrale nucleare a pochi chilometri da Prypjat e Chernobyl, in Ucraina, ha luogo una enorme esplosione generata da un aumento incontrollato della temperatura interna alla struttura. Un’onda radioattiva di potenza pari a 400 volte quella della bomba di Hiroshima si sparge in tutta Europa. È storia, ma non ha nulla da invidiare alla trama di un film. E proprio in una miniserie televisiva prodotta da Hbo e Sky Craig Mazin e il regista Johan Renck hanno trasformato di recente i fatti del disastro. I cinque episodi sono andati in onda anche in Italia, creando un piccolo fenomeno di costume. Ma se è reale l’ingente e recente flusso di turisti che ha preso a recarsi a Chernobyl e a Pripyat anche a seguito del successo della serie tv, è altrettanto vero che i soggiorni terapeutici in Italia, grazie ai quali i bambini delle zone più colpite possono ricevere assistenza medica, sono in drastico calo. A Carpi, l’associazione Progetto Chernobyl ha fatto tanto in questo senso dal 1994. Ma ora? Abbiamo parlato con il presidente Luciano Barbieri del Progetto e dell’interruzione dei soggiorni, avvenuta non per disinteresse, ma in ragione di altre modalità di assistenza.    

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