Space girls, sette ragazze alla conquista dello spazio
Un team della Focherini arriva in finale alla First Lego League nazionale
Chissà se come il noto gruppo pop inglese Spice Girls anche le Space Girls diventeranno famose. Sono sette ragazze dodicenni della Scuola media Focherini di Carpi che hanno superato la selezione regionale della competizione mondiale First Lego League tenutasi a fine gennaio a Reggio Emilia. La prossima sfida si disputerà a Rovereto di Trento l’8 e il 9 marzo, quando verrà scelta la migliore squadra a livello nazionale fra le 28 che sono riuscite a qualificarsi. E già essere giunte a questa fase della gara, è un risultato davvero spaziale. First Lego League infatti, in ventun anni dalla fondazione, è arrivata a coinvolgere 320 mila partecipanti e 40 mila team in 98 paesi. A ideare il campionato, rivolto ai ragazzi dai 9 ai 16 anni, sono stati il celebre produttore danese di mattoncini assemblabili Lego e la First, un’associazione americana per l’ispirazione e la valorizzazione di scienza e tecnologia, che ogni anno fanno sfidare i ragazzi a colpi di robotica e scienze. Le prove da superare sono quattro: gara di robotica, in cui realizzare un robot autonomo che superi il maggior numero di missioni sul tavolo di gara in 2,5 minuti; progetto tecnico, in cui documentare e presentare le soluzioni robotiche adottate per risolvere le missioni; core values in cui dimostrare di avere una buona dinamica di squadra; progetto scientifico in cui realizzare e presentare una ricerca scientifica sulla tematica assegnata, che per il 2019 è Into The Orbit (In orbita nello spazio). Dopo aver passato le prime tre prove, ottenendo un en plein nella core values, le Space Girls stanno realizzando il prototipo del progetto scientifico a cui lavorano da mesi. Tutto è cominciato durante le ore di laboratorio pomeridiano di robotica e di scienze, che ogni anno la scuola Focherini organizza per una sessantina di studenti con i docenti Nicola Cavani, Lucia Corghi, Tania Di Raimondo e Manuela Ligabue coordinati da Valeria Dondi. In quelle ore le studentesse (così come altri tre team della scuola che però non sono alle qualificazioni) si sono documentate sulle missioni spaziali per poi individuare un problema da risolvere: nelle operazioni extra-veicolari gli astronauti rischiano danni agli organi interni perché le tute spaziali non sono sempre in grado di schermare le radiazioni ionizzanti. Le ragazze quindi, avvalendosi della consulenza dei ricercatori Massimiliano Rinaldi e Chiara La Tessa dell’Università di Trento, hanno pensato di aggiungere alle tute spaziali un dodicesimo strato protettivo fatto di polietilene, capace di frammentare le particelle dannose. Alla finale di Rovereto le sette ragazze presenteranno il loro prototipo di tuta spaziale fatta con la collaborazione del distretto tessile locale, come l’azienda FM di Correggio (specializzata in studio, progettazione e realizzazione di articoli in materiali termoplastici) che ha già dato la disponibilità e qualche ditta di Carpi che dovrà “smacchinare” questo sperimentale tessuto. Intanto, il progetto scientifico ha meritato il premio “Oltre la robotica”, che verrà consegnato a maggio al Ministero dell’Istruzione a Roma e che la scuola porta a casa per il secondo anno di fila. Nel suo “Diario di un’apprendista astronauta” la prima italiana nello spazio Samantha Cristoforetti ha scritto: «Anche se certi obiettivi non vengono raggiunti appieno magari per circostanze sfortunate, richiedono impegno, costanza e applicazione che portano comunque frutti utili per tutta la vita». Comunque andrà la finale, le Space Girls hanno vinto: la loro missione l’hanno già compiuta.