Ci aspettiamo un emergere di sofferenze prima sopite

L’isolamento, la paura del contagio, la perdita dei propri cari, le preoccupazioni per il lavoro hanno afflitto un gran numero di persone durante il picco della pandemia. Questi fattori hanno però avuto effetti in particolar modo su quanti convivono con una situazione di sofferenza mentale. Durante l’emergenza, i Dipartimenti di salute mentale sono stati costretti a limitare e adeguare la propria operatività modulandola in base al numero di operatori e alle norme di sicurezza. Anche in questo campo, allora, si è fatto ricorso a modalità in remoto, continuando al contempo ad assicurare gli interventi urgenti in loco. Carpi ha fatto la sua parte, superando quello che il dottor Giuseppe Tibaldi, Direttore Area Nord e coordinatore del settore mentale adulti per tutta la provincia, definisce uno “stress test per l’intero servizio sanitario nazionale”. Lo abbiamo incontrato presso la palazzina che ospita il Centro di salute mentale del Ramazzini in via Molinari.

Com’è la situazione oggi?

«Stiamo tornando alla normalità. Nella fase più acuta molto del personale infermieristico è stato assegnato ad altre funzioni nei settori dedicati al Coronavirus e stanno rientrando gradualmente solo da poco, in base al calo delle necessità. Questo ha reso più complesso il funzionamento del reparto nei mesi scorsi, anche se uno dei fattori positivi è dato dalla scoperta degli strumenti di contatto da remoto, che prima erano del tutto ininfluenti nella nostra pratica, mentre ora sono diventati abituali sia tra i professionisti sia nei rapporti con i pazienti, una quota significativa dei quali li ha graditi. Per questo, anche in questa fase stiamo alternando le visite in presenza con telefonate e videochiamate»