Vi ha fatto riferimento Solomita all’insediamento del nuovo Consiglio

Sarà questo il mandato del soggetto autonomo?

Ma la parola bandita è: “fusione”. Tutt’al più, si lascia intendere, sarà tra Carpi e Novi

Nella serata che ha visto Mauro D’Orazi assurgere alla Presidenza del Consiglio dell’Unione Terre d’Argine circondato da unanime plauso e apprezzamenti, il dato più significativo dell’insediamento del nuovo parlamentino territoriale è stato un passaggio delle Linee programmatiche 2019-2024 lette da Roberto Solomita in qualità di Presidente di turno dell’esecutivo retto dalla maggioranza Centrosinistra per le Terre d’Argine e Noi per Novi. Il passaggio è quello in cui Solomita ha sostenuto che l’Unione si trova davanti a un bivio: o considerarsi come un ente di gestione consortile di “servizi che funzionano tutto sommato bene”; oppure raccogliere una “sfida nuova”, andare anche oltre il conferimento di altri servizi dai quattro Comuni e trasformarsi in un “soggetto politico istituzionale autonomo”. Aggiungendo subito dopo che “...la strada che vogliamo intraprendere è la seconda”: più complicata, certo, ma anche l’unica “...all’altezza delle ambizioni di buongoverno innovativo che il nostro territorio merita”. Se si accosta questa all’altra affermazione, sempre contenuta nelle Linee programmatiche, secondo la quale la riforma delle Province si è rivelata un fallimento, avendo finito solo per creare un “ente decapitato”, la conclusione è obbligata: il Centrosinistra alleato con i civici di Novi, pur senza parlare di fusione ha in mente di arrivare al Comune unico. Che poi esso possa configurarsi anche come l’ente di area vasta, anello mancante fra i Comuni e la Regione, del quale si sente tanto la mancanza dopo che la riforma delle autonomie si è fermata alla “decapitazione” delle Province, questa è una prospettiva al momento imprevedibile e legata a una quantità di incognite. Di certo al momento c’è che lo stesso Solomita considera quella delle Terre d’Argine una Unione “matura” – è la seconda più virtuosa per incentivi della Regione –, pronta cioè a compiere un balzo in avanti, rivedendo i meccanismi che ne regolano la vita, alcuni dei quali decisamente arrugginiti, a partire da statuto e regolamenti. Fra le cose da mettere in discussione, Solomita ha indicato la poca efficienza del criterio della rotazione dei Sindaci alla Presidenza, che impedisce una vera programmazione; una Giunta fatta di Sindaci che hanno già abbastanza da fare nei rispettivi Comuni per reggere bene anche le deleghe trasferite all’Unione; la poca attenzione riscossa presso i cittadini e i media, calamitati piuttosto dalla vita amministrativa dei singoli Comuni. Ma avete paura a parlare di fusione, abbiamo chiesto a Solomita? Che cos’è il “soggetto politico istituzionale autonomo” se non il Comune unico? In fondo non è a questo che vi stanno sollecitando schieramenti diversi, come i 5 Stelle che sulle linee programmatiche si sono astenuti, e Carpi Futura che invece ha votato contro? «In questa fase nebulosa – risponde Solomita – la fusione è dura. Preferisco parlare di un ente che faccia politiche unitarie in economia, sviluppo del territorio e altro, tanto più che a livello di Unione le maggioranze si formano in modo diverso e le relazioni fra partiti sono più semplici perché occorre contemperare questioni più generali. Nell’Unione, per esempio, siamo insieme ai civici di Noi per Novi, mentre in quel Consiglio comunale ci ritroviamo su sponde opposte. È certo che, come avviene nelle aziende, anche per i Comuni le dimensioni contano, ma è un processo che deve maturare nelle cose, come un po’ sta avvenendo fra Carpi e Novi, se si vogliono superare le spinte sovraniste che arrivano fino ai campanili. Quanto al rapporto con le Province – conclude – siamo tutti in attesa di una riforma istituzionale che metta in fila i vari livelli, perché se le Province tornano a essere elettive, sono una cosa, mentre nella condizione attuale non possono reggere».

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