Carlo Alberto Amadei protagonista di un’impresa sportiva e scientifica

Un 6 mila scalato da vegani

Carpigiano, 31 anni, laureato all’UniMoRe in Ingegneria della sostenibilità ambientale

Ha compiuto la prima ascesa “vegana” sul monte Denali, che è la più alta vetta degli Stati Uniti e di tutto il Nord America (nonché la terza al mondo) che fa parte della lunga – 960 chilometri – catena montuosa Alaska che dà il nome allo Stato. È il carpigiano Carlo Alberto Amadei che ha guidato la spedizione alla quale hanno preso parte anche due amici, un collega dell’Università di Harvard e un video maker che pubblicherà un filmato dell’impresa su YouTube. Trentuno anni, una laurea in Ingegneria della Sostenibilità ambientale conseguita all’Università di Modena e Reggio, Amadei vive dal 2014 negli Stati Uniti dove, fino allo scorso maggio, ha svolto un dottorato di ricerca in Ingegneria ambientale e dei Materiali all’università di Harvard, a Boston, studiando i trattamenti delle acque reflue. E l’idea di lanciarsi in questa coraggiosa impresa si è concretizzata proprio grazie al sostegno del prestigioso ateneo americano che – insieme al marchio di videocamere e fotocamere “indossabili” GoPro e al brand canadese di abbigliamento outdoor Arc’teryx – è stato tra gli sponsor della spedizione. «L’intento era sensibilizzare il pubblico sul tema dell’alimentazione sostenibile a ridotto impatto ambientale – spiega Amadei, a Carpi per le vacanze estive ma in procinto di ripartire alla volta degli States –. È risaputo infatti che il sistema attuale di produzione alimentare è una delle principali cause del danno ambientale, compreso il cambiamento climatico e l’impoverimento delle risorse naturali». L’agricoltura e l’allevamento da soli sono infatti responsabili di buona parte dell’emissione di gas serra provocata dall’uomo e per il 70 per cento dello sfruttamento delle risorse idriche, e rappresenta la causa primaria della deforestazione, della ri-destinazione d’uso del terreni, della perdita di biodiversità, dell’inquinamento idrico e del consumo di acqua dolce. Senza contare le altre attività legate alla produzione e al consumo alimentare come il trasporto, l’imballaggio e confezionamento agroalimentare che hanno anche queste un pesante impatto ambientale.

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