Un articolo di Chiara Tronville sul supplemento D di Repubblica

Ma come sarà la moda del dopo Covid?

 “Moda, anno zero”, si intitola un servizio apparso sul supplemento “D” del quotidiano la Repubblica del 9 maggio, a firma Chiara Tronville. Vale la pena riprenderne alcuni ragionamenti, perché ricalcano temi già toccati su queste colonne da Franco Magnanini, dall’intervento di Marco Vacalebre e da dichiarazioni di Giorgio Armani. Ma anche perché è opportuno che il dibattito sul futuro del settore tessile abbigliamento non si fermi sul qui e ora e sulla pur sacrosanta richiesta di aiuti e sostegni sui quali sembra essersi soprattutto concentrata l’attenzione delle associazioni di categoria. Serve anche spingere lo sguardo oltre, sull’evoluzione di prodotti e canali distributivi, per non rimanere spiazzati e poter invece cogliere l’eventuale onda vincente. Onda che, secondo l’articolo citato, si potrebbe riassumere in una crescita della voglia di consumi più umani e di qualità, mentre scende l’interesse dei giovani e si impone una formula per ripensare l’industria: più sociale e più locale. Stando allo studio dello Zukunftsinstitut di Francoforte citato dall’autrice dell’articolo, c’è poco posto per la moda in tutti gli scenari del dopo virus. Ci sono altre priorità, nelle aspettative della gente: salute, sicurezza, tecnologia, libertà di movimento. E meno occasioni sociali. La sola breccia che si dischiude, stando almeno al Presidente della Camera della Moda, Carlo Capasa, diventa allora rivalutare la qualità, allineare il lusso alle stagioni, smetterla di inseguire i ritmi del fast fashion. Si chiede però l’articolista: il made in Italy ha ancora la qualità che l’ha reso famoso? E se la qualità di un prodotto moda si fosse trasferita dalla durata alla funzionalità? Detto altrimenti: l’esperienza della pandemia avrebbe insegnato a pensare prima di tutto a benessere e sicurezza, a unire il tratto più caratteristico della moda, che è la vicinanza emotiva, al suo contenuto di utilità. Secondo lo stilista Virgil Abloh, in sostanza, la moda si troverebbe di fronte al passaggio epocale “dalla vanità all’umanità”.

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